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Lucini: «Le nuove tasse sono eque»

La stangata sui cittadini Il sindaco difende l’aumento dell’Irpef per quasi tutti i comaschi e l’introduzione della Tasi massima Le casse di Palazzo Cernezzi piangono lacrime amare. Ad asciugarle, come sempre, ora toccherà ai comaschi, ai quali è stato imposto un altro pesante, doppio sacrificio. Il che, tradotto, vuole dire che la giunta ha appena alzato l’aliquota Irpef alla soglia massima dello 0,8% (con eccezione di chi ha reddito inferiore ai 10mila euro) e ha introdotto la nuova Tasi al 3,3 per mille, il livello più alto. «Era doveroso – ha spiegato ieri il sindaco di Como, Mario Lucini – rendere conto di decisioni che dovranno essere ratificate dal consiglio comunale. Gli enti locali stanno vivendo momenti sempre più difficili e la città chiede servizi che i Comuni fanno sempre più fatica a erogare. Abbiamo cercato di fare fronte alle necessità operando equamente e seriamente, senza dimenticarci delle fasce più deboli e delle attività economiche ancora in grande difficoltà per il perdurare della crisi». «Il quadro sul controllo della spesa – ha proseguito il primo cittadino – è noto. Ci sono stati risparmi significati rispetto agli anni precedenti, ma non possiamo fare ulteriori tagli». Il vero nodo che avvolge la decisione di incrementare l’aliquota Irpef e di applicare la Tasi (la Tassa sui servizi) nelle percentuali più alte possibili, secondo Lucini, resta legato alla diminuzione dei trasferimenti dello Stato ai comuni. Una giungla di numeri dalla quale di fatto si esce con una solo certezza: per la grande maggioranza dei comaschi le tasse sono aumentate e non di poco. Perché se è vero che i redditi più bassi verranno tutelati, ossia quelli sotto i 10mila euro annui, è altrettanto certo che l’introduzione dell’aliquota fissa (0,8 per mille) comporterà aumenti per tutte le altre fasce di reddito. Per fare un esempio, per chi ha un reddito di 30mila euro, il balzello da pagare non sarà più 62 euro ma di 240, il quadruplo della somma precedente. Toccati, però, anche i redditi più alti, che ora si troveranno a pagare lo 0,8% sull’intero reddito e non solo su quello eccedente i 75mila euro. «Ogni scelta ha certamente i suoi pro e suoi contro, ma ci è sembrato equo distribuire l’aumento dell’Irpef su tutti i 48mila contribuenti comaschi e non intervenire soltanto su alcune categorie». Per quanto riguarda la Tasi, la questione è ancora più complessa. In questo caso sono stati esentati solo i proprietari di case con un reddito catastale fino a 300 euro, che grazie alle detrazioni non dovranno pagare nulla. Per le prime case non di lusso verrà invece applicata l’aliquota massima del 3,30 per mille, mentre per le abitazioni di lusso Imu e Tasi si sommano arrivando al 6,80. Alle seconde case tocca però il 9,6; la non applicazione dell’aliquota massima, che avrebbe potuto arrivare al 10,6 per mille, di fatto tutelerà gli inquilini che non saranno così coinvolti da un provvedimento che tasserà solo i proprietari degli stabili. Ferma a 7,6 per mille l’Imu per i fabbricati, con l’obiettivo di dare una boccata di ossigeno alle aziende che difficilmente avrebbero potuto sopportare l’introduzione di nuovi esborsi in un periodo in cui la ripresa reale appare ancora un miraggio. A chi ha chiesto al sindaco se non si potessero cercare nuove risorse dalla vendita degli immobili comunali, Lucini ha risposto così: «A parte che il momento di crisi non facilita queste operazioni, i gioielli di famiglia si toccano solo quando non c’è più nessuna altra soluzione». Infine, una riflessione sulle somme incassate da Palazzo Cernezzi attraverso la tassa di soggiorno: 500mila euro nel 2013, 780 previsti nel 2014. «Una parte dello scorso anno – ha chiuso Lucini – è stata utilizzata per le spese correnti di promozione, un’altra per la realizzazione di servizi igienici in città e per l’info-point alla stazione San Giovanni, che presto sarà interessata dalla nuova illuminazione». Maurizio Pratelli

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