Dolorès Puthod

L’AUTORE Dolorès Puthod, scenografa alla Scala poi mostre in tutto il mondo Dolorès Puthod (nella foto, un ritratto degli anni ’70, click per ingrandire) nasce a Milano il 24 giugno 1934 da genitori francesi riparati in Italia dalla Spagna a causa della guerra civile. Stabilitasi a Milano, si diploma all’Accademia di Belle Arti ed entra al Teatro alla Scala come scenografa al fianco di Nicola Benois. Nel 1952 collabora alle scenografie di Picasso, per Il cappello a tre punte, e di De Chirico. Innumerevoli le sue esposizioni in tutto il mondo tra cui una Biennale d’arte al Palazzo della Permanente a Milano. Durante il pontificato di Paolo VI, realizza un dipinto a olio che raffigura i capi carismatici di tutte le religioni, ora nel Palazzo dei Convertendi a Roma. Il suo sito Internet è L’OPERA Pittura che cerca l’armonia interiore Katia Trinca Colonel Energia, movimento, sconfinato amore per la musica, la danza e il teatro: la pittura di Dolorès Puthod – scenografa del Teatro alla Scala di Milano, una vita interamente votata alla pittura – è celebrazione della plasticità del corpo umano, della sua bellezza (Como ha avuto un saggio della sua arte con la personale “L’anima del segno teatrale” allestita nell’ex chiesa di San Francesco). «Ho vissuto e lavorato, per gran parte della mia vita, a Visgnola, bellissima frazione sopra Bellagio – racconta Dolorès Puthod, da poco ritornata a vivere nel Comasco – il lago mi ha sempre dato quella pace e quella armonia senza i quali non riesco a dipingere». Danza e musica classica sono elementi fondamentali, ricorrenti in quasi tutti i quadri di Dolorès Puthod. Accade anche in questa sua ultima sua opera intitolata Sul filo della memoria . «Il quadro è nato durante un ricovero in ospedale – spiega l’artista – costretta a letto, ho cominciato a buttare giù degli schizzi sull’onda dell’emozione che mi ha suscitato uno spettacolo teatrale. Mi hanno colpito le movenze lentissime dei ballerini che, seguendo la musica, mettevano in scena un rito di purificazione; in secondo piano, immobile, stava un monaco sul quale, a un certo punto, cominciava a cadere una pioggia di luce. La luce era un fiume di chicchi di riso, simbolo del Gange, sparsi sul fondale e dentro cui poi i danzatori-pellegrini tracciavano ampi cerchi». Quello che Dolorès Puthod ferma nell’intreccio dei corpi in lotta con loro stessi è la potenza del rito purificatore. Un rito che pesca dentro suggestioni antiche, nel leit-motiv dell’incessante lotta tra bene e male: «Questi miei pellegrini “dell’anima” – spiega – sono raffigurati con movenze e gesti che mescolano riti indu e discipline cinesi, pratiche millenarie fatte di meditazione ed esercizi spirituali che perseguono l’armonia interiore, una condizione che tutti abbiamo bisogno di raggiungere». GALLERIA (clicca su una immagine per visitare la Galleria)