Giovanni Lucini

L’AUTORE Giovanni Lucini verso la quarta mostra Giovanni Lucini è nato a Johannesburg, in Sudafrica, nel 1979. Vive e lavora a Como. Ha studiato all’Istituto Statale d’Arte di Cantù e si è diplomato nel 2003 in pittura e restauro all’Accademia di Belle Arti “Aldo Galli” di Como. Con Krystian di Camillo e Moreno Zanibellato, nel 2004, ha fondato l’atelier “Studio E.S.P.” di Como dove ha tenuto la sua prima personale nel 2006, “Pittura Biomeccanica”. Nel 2010, ha tenuto la sua seconda personale al Chiostrino di Sant’Eufemia di Como, “Io non ci sono”. Nel 2011 la sua terza mostra è stata “Evoluzione” nella biblioteca dell’istituto d’arte “Fausto Melotti” di Cantù. Dal 30 maggio esporrà alla “Galli” con una nuova mostra dal titolo “L’Occhio dell’Anima”. L’OPERA Prendi congedo dall’ego se vuoi che l’anima parli La vera poesia sfugge sempre, anche di fronte ai più accaniti e reiterati tentativi d’interpretazione da parte della critica. Ha cioè sempre un margine di ambiguità e un alone di mistero. Ma al tempo stesso la poesia – a qualsiasi genere appartenga – «sembra sempre intima e domestica, battesimale, come il suono delle parole dei grandi che ascoltiamo da piccoli, accoccolati sotto la tavola in cucina». Viene in mente questa definizione con cui Vittorio Sermonti ha avviato anni fa la sua lettura integrale dell’Eneide all’Accademia Virgiliana di Mantova, se si pensa alla pittura di Giovanni Lucini. Un artista rigoroso, preciso ma anche pieno di energia, così come richiedono le arti marziali che insegna con passione in palestra a Como. Le sue opere sono un costante invito a varcare il velo delle apparenze per scavare in profondità il senso del reale, ma risultano insieme immediatamente fraterne. Le opere di questo maestro lariano (nella foto, Heart attack , click per ingrandirla, smalto su tela del 2008, che è una variazione sul tema del “dripping”) non hanno una matrice banalmente “esotica”, anche se non mancano riferimenti all’arte orientale. La sua è piuttosto una ricerca dell’anima delle cose che vuole dimenticare ogni dimensione narcisistica. Una scelta che si evince anche nel titolo della personale “Io non ci sono” del maggio 2010, al Chiostrino di Sant’Eufemia di Como, dove Lucini aveva messo in scena tre cicli di dipinti in cui spiccavano segni misteriosi quanto seducenti, forme simili a sezioni di antichi vascelli o a scheletri di animali estinti. Sarà certo arbitrario, ma a chi scrive questo pare, istintivamente, un legame forte con la terra lariana e con le sue radici. Storiche e preistoriche. Una forma atavica dell’esistenza che prende corpo attraverso la pittura e i suoi percorsi insondabili, proponendosi con evidenza e pure con eleganza a chi guarda. Conta molto, i diceva, il lavoro di “sospensione dell’ego” su cui punta l’artista per evitare le pastoie dell’illusione e i condizionamenti esterni e andare così all’origine delle cose, dando udienza al sogno e via libera alla fantasia creatrice. L’artista, insomma, è convinto che la pittura sia una pratica spirituale, una meditazione verso la conoscenza del cuore, un’avventura all’interno di un mondo sconosciuto, come sono la mente e l’anima per chi non le guarda ancora con purezza e con semplicità. «La mia indagine pittorica – scrive Giovanni Lucini in una nota di presentazione – riflette il lavoro che faccio su me stesso, la mia ricerca della libertà, della parte più profonda dell’anima umana e della comprensione della verità. Per capire ciò che è vero, nella sua totalità, deve esserci libertà dalle paure, dalle illusioni, dagli attaccamenti, dalla nostra sofferenza, dai pregiudizi, dal conformismo e dall’insensibilità». GALLERIA (clicca su una immagine per visitare la Galleria)