Maurizio Galimberti

L’AUTORE Maurizio Galimberti, mago delle Polaroid Maurizio Galimberti (nella foto, un autoritratto), di formazione geometra, nasce a Como nel 1956 e cresce a Meda, in Brianza. Come si legge nel suo sito , «all’inizio usa la classica pellicola analogica (…) poi nel 1983 inizia la sua passione-ossessione per la Polaroid». Dal 1991 è infatti il testimonial ufficiale di Polaroid Italia. Nasce nel 1997 l’avventura dei mosaici di istantanee polaroid. Con successo mondiale: il suo ritratto di Johnny Depp nel 2003 finisce sulla copertina di Times. Fino al 12 maggio, a Venezia, è protagonista con la grande personale Paesaggio Italia a Palazzo Franchetti con 150 immagini. A cura di Benedetta Donato, è una mostra prodotta dalla Casa dei Tre Oci, Civita Tre Venezie e GiArt e promossa dall’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti. L’OPERA Brianza magica nell’eternità di un istante Se l’arte della scrittura è uno dei luoghi battesimali della parola – come il sogno e la voce – la fotografia è uno dei destini dello sguardo. Lo sperimenta in profondità il fotografo comasco di fama mondiale Maurizio Galimberti, che abbiamo il piacere di ospitare con una selezione di opere di argomento soprattutto comasco. Sono sia architettoniche composizioni multiple sia scatti singoli. Come questo, intitolato Alzate Brianza 1994, uno scorcio di paesaggio al tempo stesso magico e intimamente domestico, che evoca nelle vibrazioni del tessuto luminoso e nella composizione stessa dell’immagine “en plein air” la poesia intima quotidiana delle piccole cose e delle situazioni feriali, l’eterno istante che fugge e si moltiplica all’infinito e che solo l’arte della fotografia forse può concedersi di fissare («Fermati, attimo, sei così bello!», esclama Goethe nel suo poema Faust). La fotografia è forse l’esperienza estetica più vicina allo spirito dei nostri tempi così distratti dalla velocità e dal dinamismo. Anche quando – è una delle carte d’identità del maestro, come abbiamo detto prima – il frammento non è più isolato ma si compone in un mosaico che ha come padri nobili le esperienze del futurista Umberto Boccioni: il corpo come macchina scenica in perenne metamorfosi. Già, la velocità: demiurgo dei nostri tempi, con un pizzico di ironia Galimberti la mette in scena in questa foto brianzola con due sempreverdi simboli italici, la Fiat Cinquecento e la bicicletta. Ma ci sono anche la natura, armonicamente protagonista con gli altri attori di questo film lungo un battito d’ali o di ciglia, e le brume del cielo di Lombardia «così bello quando è bello» di manzoniana memoria. L’artista non fa mistero di preferire da sempre la tecnica Polaroid, anche in questi tempi di sirene digitali sempre più agguerrite e tecnicamente all’avanguardia, semplicemente per due ordini di motivi, uno pratico e uno per così dire esistenziale, che si compenetrano e si completano a vicenda: sceglie la Polaroid perché non sopporta l’attesa dello sviluppo «e anche per una eterna paura del buio della camera oscura», come scrive sul suo sito Internet. Continuate a seguirci, abbiamo in arrivo altre sorprese. GALLERIA (clicca su una immagine per visitare la Galleria)