Adriano Caverzasio

L’AUTORE Caverzasio, dai tessuti al Razionalismo Adriano Caverzasio (nella foto, nel suo studio, click per ingrandirla), nato a Rodero nel 1944, vive e lavora a Como. Dal 1971 al 2003 è stato titolare di un laboratorio creativo di disegni per la moda e l’arredamento. Ha insegnato Disegno alla “Scuola d’Arte e Mestieri Castellini” di Como e all’“Istituto d’Arte” di Cantù. Ha iniziato a esporre negli anni Sessanta. Tra le recenti personali quella nell’ex chiesa di San Pietro in Atrio Medioevo e Razionalismo (2011) e quella alla Fondazione Arpa di Pisa, Architetture a Confronto (2012). Il suo sito è L’OPERA Capolavoro “decostruito” da proteggere La Casa del Fascio razionalista del 1936 in piazza del Popolo 4 a Como, è «pietra miliare dell’architettura moderna europea» come ha detto Bruno Zevi. E per questo molti artisti la rappresentano interrogandone incessantemente trasparenze e superfici. È il capolavoro assoluto di Giuseppe Terragni, «museo di se stessa» come ha sottolineato il critico Luciano Caramel. Adriano Caverzasio la rilegge nella scultura Como, Casa del Fascio, legno trattato con pigmenti del 2012 (foto), in una mostra dal 1° al 29 dicembre, accanto a una cartella di incisioni, nella biblioteca comunale di piazzetta Lucati a Como. Non è una rappresentazione fedele, filologica, ma poetica e visionaria. Nel centenario della nascita di Terragni, nel 2004, il romanziere vincitore del Premio Strega Tiziano Scarpa immaginò in un suo racconto la Casa del Fascio come un enorme dado che rotola. Una proiezione sul terreno della letteratura dell’immaginario prospettico e tridimensionale in cui fu pensato il celebre edificio oggi sede delle fiamme gialle. Adriano procede sulla stessa lunghezza d’onda, operando dapprima una ricostruzione lineare, rigorosa e realistica del palazzo e poi “destrutturandolo” in più passaggi per coglierne l’anima. Nel suo atelier ha già pronta una facciata della Casa del Fascio di oltre 2 metri di lato, da “appendere” alla parete. Qui invece siamo di fronte a un’opera effettivamente tridimensionale che interroga l’originale edificio di piazza del Popolo, opera che a sua volta si specchia ogni giorno sul retro del Duomo e sulla facciata del Sociale, dando vita a un dialogo unico tra epoche architettoniche diverse. A Caverzasio viene naturale, perché il capolavoro di Terragni lo vede tutte le mattine andando verso il suo studio, anzi lo considera con il Nocovomum e con l’Asilo Sant’Elia uno dei lavori più importanti dell’architettura del Novecento. Per “decostruire” la Casa del Fascio ha lavorato basandosi molto sulla memoria, in una sorta di operazione post-futurista, un po’ come fece Umberto Boccioni con il suo “uomo in movimento” in Forme uniche della continuità nello spazio: è come se si trattasse – è la stessa suggestione di Scarpa – di un’architettura in movimento, che perde per strada la propria origine “statica” e dialoga in modo dinamico con lo spazio urbano che ha intorno, conquistando persino inediti volumi e nuove vedute prospettiche. Perfetta? Sì, finché potrà esserlo: così rappresentato, questo gigantesco “cubo di Rubik” che si scompone di fronte allo spettatore come un robot di Transformers denuncia anche l’urgenza che monumenti di tale valore siano salvaguardati: è la «poetica del detrito» così forte nelle «architetture mnemoniche« di Caverzasio, che ha osservato il critico Roberto Borghi. Campanello d’allarme forse ultrasonico, in una città in cui il sito del Comune propone visite ai capolavori del razionalismo traducendo per tre volte il movimento nell’inglese maccheronico «Razionalism». Ma è meglio che ci sia. GALLERIA (clicca su una immagine per visitare la Galleria) JoomlaWorks “Simple Image Gallery Pro” Plugin (v2.5.7) starts here View the embedded image gallery online at: JoomlaWorks “Simple Image Gallery Pro” Plugin (v2.5.7) ends here