Radio Maria e la questione-testamenti. Tra la gente stupore e indignazione

I commenti dei cittadini erbesi Il telefono squilla inesorabilmente a vuoto. Nessuno risponde al citofono della redazione di Radio Maria, anche se nel piazzale davanti all’ingresso sono parcheggiate alcune automobili. Dentro la palazzina si intravvedono persone aggirarsi lungo i corridoi e nelle stanze, ma nessuno si fa vivo sull’uscio. Un cartello con scritto Benvenuti! Suonare il campanello, sovrastato da una splendida immagine della Madonna, contrasta con le numerose telecamere di sorveglianza posizionate proprio sopra l’ingresso. Divieto assoluto di accesso, almeno ieri mattina, nel palazzetto di Radio Maria. Nessuno parla, o meglio, nessuno si fa vedere. Non si entra nell’emittente che, dall’esterno, assomiglia a un fortino apparentemente inespugnabile. E anche il direttore, don Livio Fanzaga, non si materializza. Nonostante ciò, continua a far discutere la richiesta, inviata tramite lettera a migliaia di persone, con la quale l’emittente sta chiedendo agli anziani di firmare testamenti e lasciti in suo favore. La radio, che ha sede a Erba in via Milano 12, essendo priva di inserti pubblicitari si basa sulle offerte del pubblico e appunto sui lasciti testamentari per continuare a trasmettere. E va anche ricordato come gli ascoltatori siano in prevalenza persone anziane. Ecco allora che l’invito a «scrivere di proprio pugno, su un foglio, la propria volontà di lasciare somme di denaro, titoli, beni specifici, una quota specifica dei propri beni o di nominare erede universale l’Associazione Radio Maria», contenuto nella missiva, ha scatenato una valanga di polemiche. E ieri mattina in città non si parlava d’altro. «Non darei mai i miei soldi a Radio Maria – dice Luciano Bigatel fermato proprio mentre, a piedi, transita davanti alla sede dell’emittente – Per me dovrebbe chiudere. Non ha senso domandare soldi alla gente in questo modo poco chiaro. Può anche accadere che ci siano individui non in grado di comprendere nel dettaglio una simile richiesta, inducendoli così in errore». Poco distante dalla sede di Radio Maria, sempre a Erba, esiste anche Radio Mater, diretta da padre Mario Galbiati, uno dei fondatori, nel 1983, di Radio Maria, da dove poi andò via per divergenze con l’attuale direttore. Ma contattato, sempre ieri mattina, don Mario non ha voluto rilasciare alcun commento. «Se mi dovesse arrivare a casa questa lettera non farei altro che prenderla e riportarla alla sede. Abito poco distante e andrei direttamente a riconsegnarla – dice Carlo Tava – Mi sembra francamente incomprensibile un simile modo di agire. Non credo, però, che abbiano deciso di inviare lettere direttamente agli erbesi. Penso che abbiano puntato su persone non del luogo». E in effetti, parlando con il sindaco di Erba, arriva una conferma in tal senso. «A oggi, che io sappia, non abbiamo ricevuto alcuna segnalazione in merito. Nessun concittadino ci ha segnalato questo episodio – dice il sindaco Marcella Tili – Ritengo comunque, conoscendo personalmente padre Livio Fanzaga, che si tratti di un qualcosa fatto assolutamente secondo le regole». Intanto, sempre nella giornata di ieri, è arrivata una prima puntualizzazione. A farla è stato Emanuele Ferrario, presidente della Famiglia mondiale di Radio Maria, che ha diramato un comunicato. «Questa lettera nasce in risposta alle sempre più numerose richieste degli ascoltatori stessi di ricevere informazioni al riguardo», si legge nella nota. Nessun secondo fine dunque ma soltanto «un’iniziativa che Radio Maria ha rivolto a tutti i propri ascoltatori e sostenitori», si legge sempre nel comunicato. Ma in città l’episodio sta comunque facendo discutere. «Se uno vuole ci pensa da solo a fare beneficenza – dice Gianantonio Brusa – Non deve certamente essere stimolato. Tanto più con metodi così “eccessivi”. Non mi sembra francamente molto bello vedersi arrivare a casa una lettera per invitarti a fare testamento». C’è anche chi chiede un intervento normativo ritenuto indispensabile per non incappare in simili episodi. «Forse una materia così delicata andrebbe regolamentata con maggior precisione, così da evitare fraintendimenti – spiega Gabriella Fusi – Chi vuole, deve essere libero di donare. Si tratta di un gesto spontaneo che in nessun modo va indirizzato». Più esplicito un ultimo cittadino intervistato nella piazza centrale di Erba. «È come se io mandassi una lettera alle persone anziane per chiedere di fare una donazione in mio favore dopo la loro morte – dice Luciano Bonfiglio – Dimenticavo, io ho una agenzia di pompe funebri. Insomma non mi sembra certamente un gesto condivisibile. Uno fa beneficenza come e quando vuole, senza dover essere sollecitato». Fabrizio Barabesi