Scuole di Como, la regione Lombardia approva le chiusure | Immediato ricorso al TAR
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Approvata dalla regione Lombardia la chiusura di alcune scuole di Como. Inutili le proteste recenti delle famiglie, che ora vogliono ricorrere al TAR.
Il piano di chiusura di alcune scuole della provincia di Como è stato approvato dalla Regione Lombardia, generando preoccupazione e proteste da parte di famiglie e amministrazioni locali. La decisione riguarda in particolare diversi istituti scolastici situati nei piccoli comuni, dove il numero di studenti è diminuito negli ultimi anni. Secondo la Regione, la misura rientra in un progetto di razionalizzazione del sistema scolastico volto a ottimizzare le risorse e garantire un’offerta formativa più efficiente.
Le famiglie coinvolte hanno espresso forte disappunto, sostenendo che la chiusura delle scuole comporterà notevoli disagi per gli studenti, costretti a spostarsi quotidianamente verso comuni più lontani. Molti genitori temono che l’aumento dei tempi di percorrenza possa incidere negativamente sulla qualità della vita dei ragazzi e sulla loro partecipazione scolastica. Anche i sindaci dei paesi interessati hanno chiesto un ripensamento del piano, sottolineando l’importanza delle scuole come centri di aggregazione e presidio sociale per le comunità locali.
La Regione ha spiegato che la decisione deriva da criteri oggettivi legati al calo demografico e alla necessità di utilizzare in modo più efficiente le risorse economiche. In particolare, si intende evitare il mantenimento di plessi con un numero troppo ridotto di alunni, che renderebbe difficile garantire una didattica completa e un’offerta educativa adeguata. L’amministrazione regionale ha inoltre precisato che il piano è stato elaborato dopo una lunga fase di confronto con gli enti locali e con l’Ufficio scolastico regionale.
Pronto il ricorso al TAR
Nonostante ciò, numerosi comitati di genitori hanno annunciato l’intenzione di presentare un ricorso al TAR contro il provvedimento. Secondo quanto riferito, l’obiettivo è ottenere la sospensione del piano e chiedere una revisione delle decisioni prese, ritenute troppo penalizzanti per le aree periferiche. Gli avvocati che seguono il caso stanno valutando le motivazioni giuridiche più solide per sostenere il ricorso, basandosi sul diritto all’istruzione e sull’equità territoriale.
Sul territorio, intanto, sono in corso raccolte firme e assemblee pubbliche per sensibilizzare l’opinione pubblica. In molte scuole sono stati organizzati incontri tra genitori, insegnanti e rappresentanti istituzionali per discutere delle conseguenze del piano e individuare possibili soluzioni alternative. Alcuni comuni hanno proposto la creazione di poli scolastici intercomunali per evitare la chiusura totale dei plessi.

Paura anche per i posti di lavoro
Le organizzazioni sindacali del comparto scuola hanno chiesto ulteriori chiarimenti alla Regione, in particolare riguardo alla gestione del personale docente e amministrativo coinvolto. Si teme che la chiusura di alcuni istituti possa comportare spostamenti forzati o la perdita di posti di lavoro, specialmente nei piccoli centri. Le sigle sindacali hanno sollecitato un tavolo di confronto per garantire una transizione ordinata e tutelare il personale.
Il calendario delle chiusure sarà definito nei prossimi mesi, con l’obiettivo di rendere operative le modifiche a partire dal prossimo anno scolastico. Nel frattempo, le comunità interessate continuano a mobilitarsi per cercare di ottenere una revisione del piano e mantenere aperti gli istituti che rappresentano da anni un punto di riferimento per studenti e famiglie della provincia di Como.
