Finanze al collasso: cedute le due principali fabbriche italiane | Licenziati migliaia di lavoratori

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Finanze al collasso: tra crisi economica e crisi geopolitica, il futuro di molti italiani è in bilico. Cedute le due principali fabbriche italiane. Licenziamenti e paura: per migliaia di lavoratori le ombre si fanno sempre più dense. Ma cosa succede?
In tempi di crisi globale e tensioni internazionali sempre più accentuate, il futuro del lavoro in Italia appare sospeso su un filo sottile.
Le tensioni tra grandi potenze, le guerre in corso e la corsa al riarmo stanno modificando radicalmente gli equilibri economici mondiali, influenzando anche la stabilità occupazionale nel nostro Paese.
Un intreccio complesso, dove la politica estera si riflette direttamente sulla vita quotidiana di migliaia di famiglie. Di che cosa stiamo parlando?
Da un lato, l’aumento della domanda di armamenti e tecnologie militari ha riacceso l’interesse per il settore della produzione bellica, spingendo governi e investitori verso aziende legate alla difesa.
Cosa rischiano ora i lavoratori italiani
Dall’altro, però, questa dinamica non sempre si traduce in un beneficio per i lavoratori italiani. Anzi, in molti casi, le recenti dismissioni o delocalizzazioni di importanti aziende nazionali all’estero stanno alimentando preoccupazioni crescenti. La tendenza è chiara: gruppi industriali storici, un tempo simbolo del “made in Italy”, vengono ceduti o trasferiti in mani straniere.
Il risultato è una perdita progressiva di competenze, occupazione e autonomia strategica. Mentre le grandi potenze rafforzano la propria capacità industriale interna, l’Italia rischia di diventare un fornitore marginale o dipendente da realtà esterne. Il problema non è solo economico, ma anche etico e politico. Il riarmo globale può apparire, nell’immediato, come una fonte di crescita industriale e posti di lavoro, ma comporta un prezzo sociale e morale elevato.

Possibili scenari e rischi per chi lavora
Molti osservatori sottolineano che il rischio maggiore non è solo la perdita di posti di lavoro, ma la dipendenza economica e tecnologica che può derivare dall’abbandono delle produzioni nazionali strategiche. Ad esempio hanno fatto scalpore le due operazioni più grandi, in tal senso.
Esplodenti Sabino, azienda abruzzese munizioni e materiali esplosivi, considerata essenziale dalla Nato è stata acquistata dal gruppo turco Arca Defenze. La seconda, invece è Piaggio Aerospace, che a fine Giugno 2025 è stata rilevata da Bayraktar Tecnologies, un gigante turco noto per la produzione di droni militari, il cui Ceo è il genero del leader turco Recep Tayyip Erdogan. Sono viste come le due principali fabbriche italiane nel settore della difesa: i turchi hanno però promesso di mantenere i posti di lavoro e di attuare piani di rilancio.