Bloccate gli ingranaggi, da oggi produrremo armi: l’Italia si prepara alla guerra | Ordine del governo alle aziende

guerra soldato fucile sparo - pexels- pixabay- corrierecomo

guerra soldato fucile sparo - pexels- pixabay- corrierecomo

Bloccate gli ingranaggi, da oggi produrremo armi: allarme totale nel nostro Paese, la decisione fa paura. L’Italia si prepara alla guerra. Sì, esatto. Ordine del governo alle aziende: quello che sta accadendo intorno a noi, nel Mondo, costringe a scelte durissime.

Gli scenari internazionali di questi ultimi giorni sono agghiaccianti e fanno tremare non soltanto gli analisti politici, ma anche i cittadini comuni, sempre più preoccupati di una deriva globale.

Le guerre in corso, in particolare quella tra Russia e Ucraina da un lato e quella nei territori di Israele e Palestina dall’altro, hanno innalzato in modo vertiginoso l’asticella della tensione bellica.

Due fronti caldissimi, diversi per storia, contesto e motivazioni, ma accomunati da una stessa, drammatica realtà: il rischio concreto che si allarghino fino a coinvolgere altre potenze, trasformandosi in un conflitto di portata mondiale.

La guerra russo-ucraina, iniziata ormai da anni e mai realmente sopita, continua a produrre conseguenze devastanti. Gli scontri si intensificano, le alleanze militari si rafforzano e il timore di un utilizzo sempre più massiccio di armamenti tecnologicamente avanzati è costante.

Troppi focolai dal ‘sapore’ internazionale: l’Italia chiama all’adunata

Sul fronte mediorientale, la contrapposizione tra Israele e palestinesi ha raggiunto livelli di ferocia che sembravano appartenere al passato, alimentando un circolo vizioso di violenze e ritorsioni che rischia di destabilizzare l’intera area. In questo quadro così complesso, l’Europa si trova stretta in una morsa: da una parte il dovere di difendere i propri valori democratici e i diritti dei popoli, dall’altra la paura di diventare bersaglio di rappresaglie o coinvolgimenti diretti.

E l’Italia, con la sua posizione geografica al centro del Mediterraneo, appare particolarmente esposta. Da sempre ponte tra Occidente e Oriente, crocevia di culture e interessi, il nostro Paese è chiamato a muoversi con estrema cautela, bilanciando la solidarietà verso gli alleati con la necessità di tutelare la propria sicurezza. Del resto, in epoca di globalizzazione, non esistono più confini.

Meloni nuova tassa - corrierecomo
Meloni nuova tassa – corrierecomo

Producete armi, non c’è più tempo

Le parole del governo e delle istituzioni in questi giorni puntano alla prudenza: l’Italia ribadisce il suo impegno per la diplomazia, per il dialogo e per la ricerca di soluzioni pacifiche, consapevole che ogni scintilla può trasformarsi in un incendio incontrollabile.

Tuttavia, la percezione pubblica resta segnata dall’ansia: in molti temono che basi militari, interessi economici o semplicemente la vicinanza geografica possano rendere il nostro Paese un obiettivo. Del resto, prepararsi al peggio è anche un dovere istituzionale. E non è un caso se, appunto, dopo la Germania, anche l’Italia si stia preparando in qualche modo  a convertire le fabbriche del settore automobilistico in industrie belliche. Ne ha parlato di recente il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, in una visita in Veneto portando l’esempio di Berco, una azienda metalmeccanica in crisi che per il ministro potrebbe andare verso una «diversificazione produttiva» puntando alla difesa con il sostegno del gigante italiano Leonardo. Come Berco anche altre, ha detta del ministro.