È una delle emoticon più famose, ma tutti abbiamo sbagliato a leggerla | Finora l’hai usata male
donna preoccupata al telefono - pexels- corrierecomo
È una delle emoticon più usate, ma tutti abbiamo sbagliato a leggerla. Pazzesco, ma a ben vedere, abbiamo ‘toppato’, alla grande. Finora l’hai usata male. Tu, e chiunque altro. Qual è? Semplice: basta guardare la nostra faccia quando ce lo dicono.
Ci dicono cosa? Che quello che abbiamo sempre pensato in merito a questa iconica emoticon, in verità è tutto il contrario di quello che rappresenta in realtà.
E del resto, diciamocelo. Usiamo così tanto la nuova tecnologia che, spesso, non ci rendiamo nemmeno conto delle cose più ovvie, per certi versi.
D’altronde la tecnologia e le nuove forme di comunicazione hanno letteralmente cambiato la nostra vita. Ogni secondo di ogni giorno ci scambiamo informazioni, immagini, vocali, foto, video e infiniti emoticon alla velocità della luce.
È come se il mondo intero fosse diventato una grande rete di connessioni simultanee, dove ogni pensiero, emozione o notizia può raggiungere milioni di persone in un istante.
L’emoticon non è quello che credevamo
Negli ultimi vent’anni, l’avvento degli smartphone, dei social network e delle app di messaggistica ha trasformato radicalmente il modo in cui interagiamo con gli altri. Parlare, condividere e comunicare non richiedono più la presenza fisica: bastano pochi tocchi sullo schermo per entrare in contatto con chiunque, ovunque. Questa immediatezza ha ampliato enormemente le nostre possibilità di relazione, ma ha anche modificato il ritmo della nostra esistenza, rendendolo più frenetico e, talvolta, più superficiale.
Le conversazioni digitali hanno sostituito molte interazioni faccia a faccia. Gli emoticon, i like e le reazioni rapide sono diventati nuovi linguaggi emotivi, capaci di esprimere sentimenti in modo sintetico, ma anche di ridurli a semplici simboli. Una faccina sorridente, un cuore o un pollice in su possono racchiudere un mondo di significati, ma spesso rischiano di appiattire la complessità delle emozioni umane.

Ci accompagna in ogni momento, ma è ben diversa da come credevamo
Allo stesso tempo, la comunicazione digitale ha reso il mondo più piccolo e più accessibile. Oggi è possibile lavorare a distanza, studiare online, partecipare a eventi virtuali e mantenere relazioni internazionali senza muoversi da casa.
Oggi comunichiamo spesso velocemente con le ‘faccette’, gli emoticon. Inviamo una faccina triste per comunicare la nostra tristezza, ad esempio: ma avete mai guardato bene il disegno dell’emoticon in sé? Occhio: perché l’occhio, anzi, gli occhi, non sono occhi. Guardate bene: aprite gli occhi, appunto. Sono narici. Sì, è il naso. Gli occhi, sono quelli sopra. Quelli che noi pensiamo siano sopracciglia. E invece no.
