Nuova normativa per gli ospedali: ci curano con Chat GPT | Che Dio ce la mandi buona

uomo - ospedale - pexels- corrierecomo
Nuova normativa per gli ospedali: ci curano con Chat GPT. Forse non lo sanno in molti, ma sta succedendo davvero. Cosa ne pensano i pazienti? “Che Dio ce la mandi buona”, qualcuno si affretta a commentare. Ma facciamo un passo indietro.
La nostra salute è, in fin dei conti, la sola vera e unica cosa che possediamo e di cui non possiamo fare a meno. Senza di essa, tutto il resto perde significato.
Lavoro, progetti, relazioni, sogni. È per questo che la medicina, e chi la pratica, rappresentano un pilastro irrinunciabile della nostra società.
Medici, infermieri e ricercatori sono da sempre custodi della vita, figure che si muovono tra scienza e umanità, tra conoscenza e compassione. Ma nel mondo che cambia, anche la medicina cambia — e non sempre questo passaggio viene accolto con serenità.
Continua ad avere un ruolo essenziale, letteralmente vitale, per noi stessi: dovremmo essere grati a quanti ogni giorno si impegnano al massimo per salvarci, curarci, dedicandosi anche alla ricerca e alla innovazione.
Curano i pazienti con Chat Gpt
In tal senso ben venga anche la tecnologia e i nuovi strumenti di indagine e di diagnostica: ma se vi dicessero che i medici usano Chat Gpt, per curarci e per fare analisi e approfondimenti, che ne direste? L’idea che i medici che ci stanno per curare non sappiamo dove ‘mettere mano’ ci spaventa da sempre, a prescindere da tutto. E dunque pensare che ‘domandino il da farsi’ alla intelligenza artificiale ci può terrorizzare. Ma dietro queste affermazioni qualunquistiche vi è dell’altro.
Negli ultimi mesi, si è molto discusso dell’utilizzo dell’intelligenza artificiale, e in particolare di ChatGPT, in ambito medico e diagnostico. L’idea che un medico possa “chiedere consiglio” a un software suscita in molti inquietudine. “Come? Il dottore non sa cosa fare e deve domandare a un’intelligenza artificiale?” è la reazione istintiva di tanti pazienti. In realtà, appunto dietro queste affermazioni si nasconde una verità molto più complessa — e meno allarmante di quanto sembri.

Uso della AI in medicina: come stanno le cose
La tecnologia, oggi, non sostituisce il medico, ma lo affianca. Gli strumenti basati su intelligenza artificiale non curano, ma aiutano ad analizzare dati, incrociare sintomi, interpretare esami, individuare correlazioni che l’occhio umano potrebbe non notare. È un supporto, non un rimpiazzo. In molti ospedali, per esempio, i sistemi di IA vengono già utilizzati per leggere radiografie, tac e risonanze, migliorando la velocità e la precisione della diagnosi.
Naturalmente, resta fondamentale il giudizio umano: nessuna macchina può capire il tono di una voce, la sfumatura di una risposta, la paura negli occhi di un paziente. Ma ignorare le potenzialità della tecnologia sarebbe un errore altrettanto grande. ChatGPT e i sistemi di IA non sono “oracoli” da consultare, ma strumenti che possono aumentare l’efficacia e la sicurezza del lavoro medico.