Adesso è davvero troppo: arriva un’altra tassa per i lavoratori | Trattenuta direttamente in busta paga

Contratto lavoro

Il punto di vendita Decathlon di Como è alla ricerca di personale da inserire nel ruolo di responsabili di reparto - Corrierecomo.it - foto Canva

Adesso è davvero troppo: in un quadro già fosco di per sé, arriva un’altra tassa per i lavoratori. Pazzesco. Trattenuta direttamente in busta paga. E per che cosa? A venir meno, a quanto sembra, pare esserci un principio cardine di legge. 

Lavorare è un diritto fondamentale, sancito dalla Costituzione e riconosciuto come uno degli elementi fondanti della dignità di ogni cittadino.

Senza lavoro non c’è autonomia, non c’è crescita personale e neppure sviluppo collettivo. Tuttavia, come ogni diritto, anche quello al lavoro non è assoluto.

Deve essere esercitato entro i limiti stabiliti dalla legge e nel rispetto di principi essenziali di equità e correttezza. Eppure, il concetto va esteso e allargato.

Non si può parlare di diritto al lavoro se questo si traduce in forme di sfruttamento o di illegalità. Lavorare “a nero”, ad esempio, priva il cittadino delle tutele e lo espone a rischi enormi. E poi?

Adesso scatta una nuova tassa per chi lavora

Allo stesso modo, un impiego che non rispetti la sicurezza, le norme contrattuali o i diritti basilari dei lavoratori non può essere considerato conforme a un principio di legalità. Il lavoro deve anche rispettare il criterio dell’equità. Ciò significa garantire pari opportunità a tutti, senza discriminazioni di genere, età, provenienza o credo religioso. Il diritto di lavorare si intreccia quindi con il dovere, da parte della società e delle istituzioni, di creare un ambiente in cui meritocrazia e giustizia siano reali, non solo teoriche.

Lavorare significa anche ‘evitare di farlo’, ovvero sia in sintesi, scioperare: farlo, cioè, per difendere i propri diritti di lavoratori. Per quanto sembri paradossale o una antitesi, invece è un fondamento democratico: ho diritto al lavoro e anche di ‘non lavorare’ (scioperando) per manifestare la mia contrarietà a situazioni, fatti o contesti che possano essere o sembrare discriminatori o lesivi di un diritto, tra cui quello del lavorare stesso. E se invece questo diritto mi venisse poi tassato?

Lavoratore stressato
Lo stress al lavoro – Corrierecomo.it – foto Canva

Ecco che cosa ti tassano, pazzesco

Il caso di cui parliamo è quello relativo al rimpatrio volontario o in alternativa all’arresto per gli irregolari: stiamo parlando di migranti presenti in modo non regolare, appunto, nel territorio della Grecia. Esatto, è di questo che si tratta. Il parlamento greco ha approvato una norma che implica l’ipotesi dell’arresto dai due ai 5 anni e multe fino a 10 mila euro, per i migranti che si trovino nel Paese senza documenti e magari lavorino a nero.

Indosseranno un braccialetto elettronico fino alla loro espulsione dal territorio greco e, naturalmente, potrebbero dove pagare questa sorta di cauzione anche se ‘protestassero’ (scioperando appunto) di fronte a una decisione che a loro modo di vedere potrebbe apparire oppressiva. Di fatto dunque, anche gli scioperi dei lavoratori potrebbero essere sottoposti a cauzione se questa regola venisse approvata così com’è: gli stessi lavoratori dovrebbero pagarla.