Torniamo ai tempi del fascismo: non c’è più libertà d’espressione | Legge ufficiale del governo Meloni

censura - bocca chiusa - pexels - corrierecomo

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Torniamo ai tempi del fascismo: pazzesco, ora si rischia di perdere un diritto considerato universale e assoluto. Di che si tratta? Nnon c’è, o almeno non ci sarebbe, più libertà d’espressione. Legge del governo Meloni.

Prima premessa: non solo il condizionale è d’obbligo, in casi del genere: ma anche il beneficio d’inventario lo è. La questione è delicatissima.

La libertà di espressione è uno dei pilastri fondamentali della nostra società e, come ben sappiamo, è tutelata dalla Costituzione italiana, precisamente dall’articolo 21.

Questo articolo sancisce il diritto di ogni individuo a manifestare liberamente il proprio pensiero, con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.

È un principio cardine, che rappresenta il fondamento stesso della democrazia: senza libertà di espressione, infatti, non esiste un reale confronto tra idee e opinioni, e la società non può evolvere in maniera sana e trasparente.

Cosa succede al nostro diritto di manifestare

Tuttavia, come ogni diritto, anche questo non è illimitato. La libertà di esprimersi incontra dei confini precisi, stabiliti dalla legge, nel momento in cui entra in conflitto con altri valori costituzionalmente tutelati, come la dignità della persona, la tutela della sicurezza pubblica o il rispetto della verità. Non è quindi possibile utilizzare la libertà di espressione come scudo per diffondere odio, discriminazione, diffamazione o notizie false che possano creare danni concreti ad altri individui o alla collettività.

Il bilanciamento tra libertà e responsabilità è dunque la chiave. È giusto che ciascuno possa avere voce, portare avanti idee, critiche e opinioni, anche forti, ma è altrettanto necessario che ciò avvenga nel rispetto degli altri. Oggi, con l’avvento dei social network e della comunicazione digitale, questa tematica è diventata ancora più attuale. La velocità con cui le informazioni circolano e la possibilità per chiunque di raggiungere un vasto pubblico in pochi secondi rendono indispensabile una maggiore consapevolezza.

censurati - pexels- corrierecomo
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Cosa rischiamo che succeda

La libertà di espressione, quindi, non è solo un diritto, ma anche una responsabilità civica: significa usare la propria voce per arricchire il dibattito pubblico, per stimolare riflessioni, per contribuire al bene comune, senza cadere nella tentazione della superficialità o della provocazione sterile.

Difenderla è fondamentale, ma altrettanto fondamentale è ricordare che il rispetto reciproco e la verità sono condizioni indispensabili affinché questa libertà possa davvero continuare a esistere e ad avere valore nella nostra società.  Per questo fa discutere il DDLS 1004, una norma contro l’odio che però potrebbe per qualcuno diventare una sorta di strumento di censura.  Il rischio è che una critica ad uno stato estero possa essere vista come una forma di odio, di razzismo etnico, allora forse il confine con la libertà personale di espressione e la censura è davvero molto più labile di quanto si creda. La libertà di espressione è un diritto o una concessione? Questo è il tema. l’Art 3 del DDL 1004 infatti, parla della possibilità di vietare manifestazioni pubbliche non tanto per la pericolosità in sé, quanto per la possibile espressione di slogan che potrebbero esser visti come antisemiti. L’Art 17 della Costituzione però parla chiaro. Inoltre si parla di rimozione preventiva di contenuti online, post e simili. Staremo a vedere.