Sembra un sogno ad occhi aperti e invece la MINI AUSTRALIA ITALIANA esiste davvero | A settembre è un reato mancare

Sydney - pexels - Corrierecomo.it
Quando si parla di emigrazione italiana, spesso il pensiero corre subito all’America. Anche l’Australia ha rappresentato una meta importante.
Soprattutto per chi proveniva da zone interne e povere del Sud Italia. Tra queste, un ruolo significativo lo ebbe la provincia di Benevento, e in particolare i paesi del circondario di Cerreto Sannita, come San Lupo.
Alla fine dell’Ottocento, il Sannio viveva in condizioni difficili. L’inchiesta Jacini, condotta tra il 1877 e il 1886, descrive la provincia di Benevento come arretrata, con un’agricoltura primitiva e scarsi mezzi tecnici. Le campagne erano sfruttate in modo estensivo e i contadini conducevano una vita quasi patriarcale, priva di innovazioni. Le condizioni igieniche, poi, erano altrettanto precarie. In questo scenario, molti abitanti non vedevano prospettive: l’unica via d’uscita sembrava quella di fare le valigie e partire.
Tra il 1883 e il 1920 furono oltre diecimila i beneventani che emigrarono, soprattutto verso le Americhe. Con il fascismo il fenomeno si bloccò, ma dopo la guerra riprese con forza. È in quegli anni che l’Australia iniziò a rappresentare una nuova opportunità. Il Paese cercava manodopera e offriva possibilità concrete, attirando tanti emigranti del Meridione. Da San Lupo partì un primo gruppo che si stabilì a Sydney, aprendo la strada a molti altri. Come spesso accadeva, attraverso richiami familiari e amicizie, anche paesi vicini come Guardia Sanframondi, Casalduni e Pontelandolfo furono coinvolti nel flusso migratorio.
Arrivati in Australia, i sanniti trovarono lavoro soprattutto in fabbrica e nell’edilizia. Ma non pochi rimasero fedeli alle proprie radici contadine: molti, infatti, si impiegarono nelle fattorie dell’entroterra. Alcuni, con il tempo e con grande sacrificio, riuscirono addirittura a diventare piccoli proprietari, distinguendosi nel settore agricolo e vitivinicolo.
Un’impennata nel valore immobiliare
La vita quotidiana non era semplice. I primi insediamenti erano in quartieri popolari di Sydney, come Paddington o Bondi, dove le case erano modeste e spesso affollate. Con il miglioramento delle condizioni economiche, molte famiglie si spostarono verso aree più tranquille, come Leichhardt, che col tempo divenne il quartiere italiano per eccellenza. È curioso pensare che quelle abitazioni acquistate con grandi sacrifici, oggi valgono cifre da capogiro, trasformando i quartieri popolari in zone di pregio.
Il viaggio per raggiungere l’Australia era lungo e faticoso. Si partiva in nave e si impiegava circa un mese per arrivare a destinazione. Le condizioni a bordo non erano certo confortevoli: dormitori affollati, caldo insopportabile soprattutto durante l’attraversamento del Mar Rosso, e lunghi giorni di incertezza. Le testimonianze raccontano di donne vestite di nero, diffidenti e prudenti nel dichiarare i propri risparmi per timore di essere derubate o penalizzate ai controlli d’ingresso.

Una comunità che resiste nel tempo
Nonostante tutto, quella comunità seppe resistere e costruirsi un futuro. Oggi la presenza sannita in Australia è riconosciuta e celebrata anche simbolicamente. Al porto di Sydney, il “Welcome Wall” riporta i nomi di migliaia di migranti giunti via mare negli anni Cinquanta e Sessanta. Tra quei nomi ci sono anche tanti sanlupesi, segno tangibile di una storia di fatica, speranza e riscatto.
L’emigrazione da Benevento verso l’Australia non fu solo una fuga dalla povertà, ma anche la dimostrazione di quanto la tenacia e la voglia di riscatto possano trasformare il destino di intere comunità. È la storia di San Lupo e dei suoi abitanti, che, pur lontani, hanno portato con sé un pezzo di Sannio, facendolo fiorire dall’altra parte del mondo.