Ultim’ora: da oggi nei “rimborsi spese” puoi scalarti gli Spritz coi colleghi | Te li restituiscono in busta paga

Spritz (Pexels) - Corrierecomo
Finalmente una sentenza definitiva per tutti coloro che cercano di godersi la vita: lo spritz lo offre l’azienda.
I rimborsi spese rappresentano uno strumento fondamentale nella gestione dei rapporti di lavoro. Si tratta di somme che l’azienda riconosce al dipendente per coprire costi sostenuti nello svolgimento dell’attività professionale, come viaggi, trasferte, pasti o pernottamenti. La finalità è garantire che l’attività lavorativa non comporti un esborso personale a carico del lavoratore.
Dal punto di vista normativo, devono essere documentati e giustificati. Le aziende adottano procedure sempre più digitalizzate, con portali e piattaforme che permettono di caricare ricevute e scontrini, in modo da verificare la coerenza con le policy interne. La corretta gestione di questo sistema rappresenta un equilibrio delicato tra tutela del dipendente e controllo delle spese aziendali.
Tuttavia, le dinamiche quotidiane mostrano come proprio in questo ambito si concentrino attriti e contenziosi, con aziende e lavoratori che si confrontano non solo sui numeri, ma anche sul significato stesso di ciò che può essere considerato rimborsabile.
Tassazione e contributi
L’argomento si lega inevitabilmente al più ampio tema delle tasse e dei contributi, che caratterizzano ogni rapporto di lavoro subordinato. Oltre alla retribuzione ordinaria, infatti, la busta paga è composta da una serie di voci che rispecchiano trattenute previdenziali, fiscali e assistenziali.
Per le imprese, il costo del lavoro non coincide mai solo con lo stipendio netto percepito dal dipendente: a esso si sommano gli oneri fiscali. I rimborsi spese, essendo spesso fuori dalla base imponibile, diventano quindi un terreno di confronto strategico, utile a definire margini di flessibilità senza appesantire la tassazione complessiva.

Spritz rimborsati
Il cuore della vicenda lo ha trattato Brocardi.it e riguarda una pronuncia della Cassazione che, con l’ordinanza n° 23189 del 2025, ha riscritto le regole del gioco. Secondo la corte, se un dipendente gonfia la nota spese inserendo importi non dovuti, la sua condotta non è automaticamente fraudolenta quando l’azienda utilizza un portale con controlli successivi. In questo caso non c’è dolo, ma una semplice irregolarità procedurale che non giustifica il licenziamento.
Il caso specifico riguardava una lavoratrice che aveva presentato una richiesta di rimborso di oltre 920 euro, con circa 250 contestati e stornati dall’azienda. Nonostante ciò, era scattato il licenziamento per giusta causa. Dopo un’altalena giudiziaria tra primo grado e appello, la Cassazione ha chiarito: l’eventuale errore rientra nella responsabilità dei controlli aziendali, e il licenziamento disciplinare è illegittimo. Si tratta di un precedente destinato a orientare le controversie future, consolidando l’idea che perfino gli Spritz tra colleghi, se inseriti nel rimborso, non possono essere considerati una truffa ma al massimo una questione di policy interna.