Ricordo di Franco Bartolini con i suoi misteri del Lario

L’omaggio al giornalista e fotografo Mostra sui tesori nascosti del territorio oggi ad “Asso incontra” Il “Lario nascosto” svelato in uno degli ultimi libri di Franco Bartolini sarà ripercorribile idealmente ad Asso, oggi, nell’esposizione dei pannelli fotografici in cui il giornalista, scrittore e fotografo lariano recentemente scomparso ha fissato gli angoli meno noti, solitamente assenti dalle guide turistiche, dei borghi storici del Lago di Como e piccoli gioielli d’arte nascosti in chiese, ville e castelli. La mostra sarà allestita nell’ambito della manifestazione “Asso incontra”, che dalle 14.30 e fino alle 23 animerà il borgo vallassinese all’insegna di arte, cultura, musica, spettacolo e gastronomia. Ricorda la moglie di Franco Bartolini, Anna Fiume, curatrice dell’evento: «La passione di Franco per la storia e l’archeologia, da sempre latente, era sopraffatta dalla professione di giornalista d’assalto su importanti quotidiani. Solo più tardi si svelò il suo talento da “fotoricercatore”, come solo i grandi giornalisti e scrittori sanno essere». Franco Bartolini, storica firma del quotidiano “La Notte” e per molti anni collaboratore del “Corriere di Como”, ha espresso la sua professionalità in forma eclettica, dai fatti di cronaca di prima pagina alle gare di sci, dal terrorismo negli anni di piombo alla Motonautica F1. Nel 2013 aveva ricevuto la medaglia per i 50 anni di giornalismo da professionista. La sua passione per l’indagine e la ricerca dei tesori d’arte e di storia di cui è ricco il Triangolo Lariano è all’origine delle pubblicazioni più recenti: Como nascosta, Lario nascosto e Castelli da scoprire del Lario e del Ticino, pubblicati da Editoriale Lariana. Un altro libro sul Triangolo Lariano e su Milano è rimasto in cantiere dopo la scomparsa, avvenuta lo scorso 18 agosto. Scriveva di lui l’indimenticato Giorgio Luraschi, docente di Diritto Romano all’Università dell’Insubria: «Il suo scopo è conoscere ciò che sta dentro, dietro, oltre le cose. Le guide più sicure delle sue esplorazioni sono l’intuito e la curiosità». E Anna Fiume ricorda: «I libri di storia locale erano per lui “troppo scritti” con poche immagini soprattutto d’effetto e senza aneddoti o curiosità. Prima che la malattia avesse il sopravvento, Franco ha passato anni – nella calura estiva come nel gelo invernale, con le spalle appesantite dalle sue Canon – a cercare luoghi e personaggi, lungo viottoli impervi, in grotte accessibili solo agli speleologi, attraverso radure nascoste. Le sue fonti erano iscrizioni, massi avelli e lastre commemorative, racconti di anziani e memorie storiche di parroci di antiche chiese». Dopo l’esposizione di Asso, il Museo di Erba ospiterà i prossimi 8 e 9 novembre una mostra fotografica personale postuma dal titolo In ricordo di Franco Bartolini. Giuliana Panzeri