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Nuovo record sul Lario: 350 profughi

Il bilancio di chi chiede asilo La Prefettura: «Numeri superiori all’emergenza del 2011 ma non abbiamo registrato problemi» I numeri sono quelli di un’emergenza: 256 richiedenti asilo attualmente ospitati sul territorio lariano e un totale di oltre 350 profughi gestiti da gennaio a oggi. La rete dell’accoglienza coordinata dalla Prefettura e garantita dall’impegno di Caritas, Acli, Croce Rossa e gruppi di protezione civile ha permesso però di far fronte agli arrivi senza disagi. «Nonostante i numeri, ampiamente superiori a quelli del 2011, non abbiamo registrato alcun problema sul fronte dell’ordine pubblico e della sicurezza», sottolinea il capo di gabinetto della Prefettura, Corrado Conforto Galli. Ieri mattina, Prefettura, Caritas diocesana e Acli hanno presentato il bilancio di sei mesi di accoglienza, con un flusso incessante di nuovi arrivi soprattutto a partire da marzo. Le persone accolte sono in tutti i casi richiedenti asilo, nella quasi totalità dei casi sbarcati sulle coste della Sicilia e poi inviati nelle varie regioni d’Italia in base a un apposito piano nazionale. Nel 2011, nell’ambito di una prima, grave emergenza umanitaria in seguito a quella che era passata alle cronache come la “primavera araba”, i migranti presenti contemporaneamente sul Lario erano stati al massimo 190. Dati ampiamente superati in questi mesi. Complessivamente, sono oltre 350 le persone accolte sul Lario e 256 sono i richiedenti asilo attualmente ospitati in provincia, oltre cento dei quali nel capoluogo. «La sinergia tra le istituzioni, Prefettura in particolare, Caritas, Acli, associazioni del privato sociale, parrocchie, gruppi di protezione civile, Croce Rossa, enti religiosi e alcuni Comuni, ha permesso di gestire al meglio una situazione comunque difficile – sottolinea il direttore della Caritas diocesana, Roberto Bernasconi – Il nostro obiettivo è fare in modo che le persone siano inserite il più possibile nella normalità del tessuto sociale e questo è stato possibile grazie alla collaborazione davvero di tanti». Il sistema, come conferma il dirigente della Prefettura, funziona. «Credo che la diffusione capillare sul territorio di queste persone sia la soluzione ideale, che permette di evitare problemi e disagi – dice Corrado Conforto Galli – È un modello faticoso e impegnativo, che richiede grandi sforzi di chi organizza l’accoglienza. Ma è vincente e un plauso va a tutti quelli che lo stanno rendendo possibile» I richiedenti asilo sono fuggiti da guerre e situazioni di miseria e pericolo. Provengono in particolare da Gambia, Mali, Niger, Nigeria, Costa d’Avorio, Senegal, Congo, Pakistan, Libia, Etiopia, Siria ed Eritrea. «Siriani ed eritrei in media rimangono per un breve periodo perché il loro obiettivo è raggiungere altri Paesi del Nord Europa, dove ci sono grosse comunità di loro connazionali – afferma Bernasconi – Negli altri casi, invece, la permanenza è generalmente più lunga». Una volta sbarcati in Italia, i profughi vengono identificati e sottoposti a una serie di controlli per poi avviare la pratica per la richiesta di asilo. «Grazie a un protocollo d’intesa con l’Asl tra i primi in Italia – spiega Conforto Galli – in pochi giorni dal loro arrivo a Como i migranti possono effettuare ulteriori controlli e visite. Anche su questo fronte non abbiamo mai avuto alcun problema». Per ogni richiedente asilo accolto, è prevista una diaria di 30 euro al giorno per le spese di vitto, alloggio e assistenza, dalla mediazione culturale al sostegno, ad esempio per imparare la lingua. Di questa somma, 2,5 euro al giorno vengono consegnati direttamente al migrante. «Nella fase in cui viene presentata la domanda di asilo i migranti non possono lavorare – dice Luisa Seveso, presidente delle Acli – Per quanto ci riguarda, però, facciamo in modo di organizzare anche iniziative che permettano loro di partecipare a corsi di italiano e professionali e di svolgere anche piccole attività a titolo di volontariato». Anna Campaniello

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