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Labirinti a più voci in Biblioteca

Una doppia mostra sarà allestita negli spazi della Biblioteca Comunale di Como dal 5 luglio al 26 agosto 2014 e in occasione dell’apertura, sabato 5 luglio alle ore 17 si terrà un incontro a più voci. La mostra allestita al primo piano si intitolerà Labirinti metafore della conoscenza , a cura di Michele Caldarelli e Chiara Milani, e proporrà una riflessione intorno al labirinto come conoscenza, attraverso una scelta di libri antichi e rari della biblioteca comunale di Como. Ad essi sono accostati libri d’artista di Emilio Alberti, che da anni riflette e interpreta il tema del labirinto con sensibilità e una pluralità di mezzi stilistici. Una seconda mostra: Labirinti costituirà ulteriore e più ampia documentazione del lavoro dell’artista comasco Emilio Alberti proponendo sue opere di grande formato, nell’atrio al piano terreno della Biblioteca. L’incontro, che si terrà sabato 5 luglio alle ore 17 nell’auditorium della biblioteca, prevede nell’ordine gli interventi di Michele Caldarelli: Labirinti – Cenni storico iconografici , Irene Malfatto: Viaggiatori in Oriente nel medioevo, tra realtà e mito , Chiara Milani: Labirinti metafore della conoscenza , Luigi Picchi: Labirinti poetici. Volendo tracciare velocemente un profilo storico iconografico del labirinto, possiamo asserire che natura concreta e simbolica del labirinto sono state intese e sviluppate, nel tempo, secondo più livelli di riferimento e di complessità. Il più semplice e antico labirinto è stato, prima di essere rappresentato dalla classica circonvoluzione di meandri, una semplice grotta buia, destinata a riti di iniziazione, dove il senso di smarrimento era dettato unicamente dalla deprivazione sensoriale della vista. Il secondo tipo, strutturato secondo un primo elementare avvolgimento quadripartito, è riferibile a percorsi rituali di danze magico/iniziatiche che, mutatis mutandis, attraverso i secoli sono confluite/mutate nei balli popolari più comuni. Il trasferimento di significato sul piano più marcatamente spirituale avviene nei tracciati medioevali, all’interno delle chiese, fornendo sostituti simbolici dei percorsi di pellegrinaggio in Terrasanta…”Chemin de Jérusalem”. Proseguendo poi, nella storia delle immagini, i labirinti hanno assunto forme e articolazioni traslate nel significato e nell’utilizzo come, a partire dal rinascimento e maggiormente in epoca barocca, quando i percorsi labirintici, immersi nel verde dei giardini e arboreo/vegetale essi stessi, divengono luogo di svago intellettuale o schermaglia amorosa. In tempi più recenti, ma non solo, mutano anche in soggetto o ambientazione per esercizi letterari dal “Forse che si forse che no” di Gabriele D’annunzio alla complessa prosa di J.L.Borghes nella cui “Biblioteca di Babele” potremmo riscontrare, a posteriori e proiettato nel futuro, un parallelo visionario fra antichi esercizi alfabetici, crittografie, ghiribizzi calligrafici, centoni enciclopedici e la omnicomprensività possibile di Internet.

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