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Manager comasco da Shanghai a New York

Personaggi. Il mercato globale nell’esperienza di Daniele Solari, giovane testimonial lariano di illustri marchi del “made in Italy” Oltre 10 anni in Cina. E adesso sbarca in America. Ritratto di un comasco che ce l’ha fatta. Senza sentirsi cervello in fuga, ma cittadino del mondo globalizzato, in cui difende il “made in Italy”. Daniele Solari, classe 1981, ha frequentato il Liceo Giovio, poi ha trascorso un anno a Hong Kong come “exchange student” di Intercultura, continuando il quarto anno di liceo presso la Chinese International School. Al rientro in Italia ha completato gli studi e poi è partito alla volta dell’Inghilterra dove ha conseguito una laurea in Relazioni Internazionali alla University of Birmingham e poi un master in Politica Internazionale della Cina a Londra. Dieci anni fa esatti, l’arrivo per la prima volta a Shanghai dove Solari cura un progetto di cooperazione internazionale tra la Fondazione Ermenegildo Zegna e il Wwf. Mentre nel 2005 si trasferisce definitivamente nella metropoli orientale come manager della filiale cinese di una società. Viene poi nominato direttore dell’agenzia The Blenders Communications (Alessandro Rosso China), gestendo progetti di marketing e comunicazione per aziende e istituzioni italiane tra cui Fiera Milano, Poltrona Frau, Ducati, Grana Padano, Gruppo Fiat, Comune di Milano, Expo 2015. Tra le aziende comasche figurano Brics e Nordtessile. «La classe media cinese ha una capacità di spesa in notevole aumento. Ne giova soprattutto il settore moda, ma ci difendiamo anche nell’agroalimentare», dice Solari. Non mancano, da un’agenda così fitta, i ricordi curiosi: «Il mercato cinese è dinamico, effervescente. Ma ogni tanto capita di sorridere. Come quella volta che Maria Grazia Cucinotta fu ospite d’onore di un evento e se la dette a gambe di fronte a un buffet ricco di aglio. Che detesta. O come quell’altra volta in cui donai a scopo promozionale una forma di grana a una importante manager cinese. In Cina il formaggio è una pietanza quasi sconosciuta, così come in generale i latticini. Ebbene, l’ha messa nel forno. Ma i cinesi rimangono il nostro pubblico migliore, sono curiosissimi rispetto a tutto ciò che è straniero». Qualche consiglio per chi voglia investire nel Paese dagli occhi a mandorla? «Sapersi reinventare, per il mercato cinese i prodotti preconfezionati non funzionano. Va offerto un prodotto ad hoc». Dopo 10 anni in Cina (ha avuto anche l’occasione di curare la trasferta del sindaco di Milano Giuliano Pisapia a Pechino in chiave Expo 2015), arriva adesso il trasferimento in Occidente. Nella culla del mercato globale. Lo scorso mese si è infatti trasferito a New York per coprire il ruolo di direttore di Hangar Design Group, “branding agency” internazionale con uffici a Venezia, Milano, New York e Shanghai (il sito Internet per approfondire è www.hangardesigngroup.com). Al Guggenheim ha già curato un evento dedicato alla promozione dei vini di qualità dell’area veneta, ed è reduce da un altro evento “fuori salone” in occasione di una fiera del design newyorkese. «Il made in Italy ha ancora un ruolo leader a livello internazionale e in particolare in America – dice Solari – E lo si percepisce soprattutto sulla scena vivacissima della Grande Mela, dove può funzionare l’abbinamento con un tempio della cultura di livello assoluto come il Museo Guggenheim. Io comunque non ho intenzione di abbandonare il mercato cinese: anzi, il mio ufficio di New York fungerà da ponte tra Oriente e Occidente. Molte aziende cinesi hanno interesse a posizionarsi negli Usa con i loro marchi». L.M.

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