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Wwf a Como, quarant’anni di battaglie per l’ambiente

Il 5 giugno la Giornata Mondiale Il presidente Pierangelo Piantanida: «La chiave di volta è cambiare mentalità» Ogni anno, il 5 giugno, si celebra la Giornata Mondiale dell’Ambiente. La festività è stata fissata nel 1972 dalle Nazioni Unite ed è l’occasione per riflettere sulle azioni che ognuno può compiere per migliorare le condizioni dei luoghi in cui vive, in un contesto caratterizzato dall’inquinamento, a tutti livelli, e da questioni come disboscamento, cambiamenti climatici e altre problematiche di tipo ecologico. Lo spunto della data che ricorre dopodomani è l’occasione per una chiacchierata con il numero uno del Wwf Como, Pierangelo Piantanida. Cinquantaquattro anni, di Montano Lucino, giornalista pubblicista, è socio storico – fin dal 1974 – dell’associazione che guida dal 2002, prima in veste di responsabile della sezione comasca e, dal 2009, dopo la riforma interna, in qualità di presidente. Gli iscritti al Wwf, in città e in provincia, sono complessivamente 3.300, anche se i volontari attivi sono in numero molto più ridotto. La sede del sodalizio, un tempo in via Vittorio Emanuele, rimane nel centro storico del capoluogo, ma in via Collegio dei Dottori, nei locali dell’ex circoscrizione resi disponibili dal Comune a varie associazioni locali. Avete in programma iniziative in concomitanza con la Giornata Mondiale dell’Ambiente? «Non nello specifico, in occasione di questa data simbolica che è utile, peraltro, per richiamare l’opinione pubblica alla salvaguardia dell’ambiente in senso ampio. Abbiamo invece proposto, anche a livello locale, lo spegnimento delle luci per un’ora lo scorso 29 marzo nella ricorrenza della Giornata della Terra. E ci piace andare nelle scuole per creare un rapporto con le nuove generazioni, formandole al rispetto dell’ambiente. Di recente è accaduto il 18 maggio, Giornata delle Oasi del Wwf». Qual è il significato non rituale della ricorrenza del 5 giugno che vale la pena sottolineare? «Più d’uno. Per esempio, informarsi sul sito del Wwf per adottare online una specie animale in via d’estinzione, o per combattere il bracconaggio, o il depauperamento del territorio, tutto questo a fronte di un piccolo contributo in denaro. Oppure, ancora, sovvenzionare una delle nostre campagne, ultima in ordine di tempo quella a favore dell’Amazzonia». C’è attenzione all’ambiente da parte delle nuove generazioni? «Sono certamente più informate delle precedenti, anche grazie alle nuove tecnologie di cui dispongono. Hanno maggiore conoscenza dei problemi. Purtroppo, spesso, questo grande accesso alle informazioni non si traduce in attivismo, in gesti concreti. È un paradosso, forse generato dalla crisi, forse da una mancanza di appeal delle problematiche ambientali, forse da fattori generazionali. Sta di fatto che essere distratti da tante situazioni riduce il desiderio di mettersi in gioco». Il Wwf comasco è impegnato in un progetto particolare in questo periodo? «No. Cerchiamo di seguire il più possibile i progetti lanciati dal nostro livello nazionale. Posso però aggiungere che nel territorio a cavallo tra Como, Varese e il Canton Ticino è stata individuata un’area in cui è particolarmente importante salvaguardare la biodiversità. E tutto ciò che concerne questa esigenza va organizzato, programmato e gestito». Quali sono le principali questioni ambientali a livello locale? «Sono numerose e non diverse da altri territori. L’urbanizzazione, che porta con sé la perdita di suolo; l’inquinamento; l’uso eccessivo delle vie di comunicazione su strada a detrimento di altre soluzioni; l’uso privilegiato di mezzi di trasporto privati? Serve un cambio effettivo di mentalità nella classe politica e tra i cittadini. A Como parte la nuova raccolta differenziata e io vorrei spezzare un lancia in suo favore: ci saranno difficoltà e disagi iniziali, ma potenzialmente questo servizio è un passo avanti nella riduzione dei rifiuti, nel riciclaggio e nel cambio del nostro stile di vita. Non possiamo continuare a segare il ramo dell’albero su cui siamo seduti?». Se il Wwf avesse la bacchetta magica e potesse risolvere una questione ambientale, cosa sceglierebbe? «Sceglierei la possibilità di sensibilizzare l’opinione pubblica sulle problematiche ambientali in generale perché così facendo, poi, l’approccio al singolo aspetto verrebbe da sé, sia esso di tipo trasportistico, energetico, relativo all’inquinamento, o ai rifiuti. La chiave di volta è la mentalità». C’è un risultato che il Wwf ha conseguito nel Comasco in questi anni e di cui va orgoglioso? «Esserci, nel senso di aver potuto dire la nostra ed essere stati protagonisti in tante battaglie e iniziative da quarant’anni a questa parte. È un vanto, al di là dei risultati ottenuti. Il fatto che ci sia un gruppo di persone impegnate a livello locale deve renderci orgogliosi». Com’è, a livello locale, il rapporto con altri enti e associazioni impegnati in favore dell’ambiente? «Senz’altro buono. Ogni volta che abbiamo collaborato su obiettivi comuni, ci siamo sostenuti e aiutati a vicenda. Siamo apertissimi a collaborazioni con realtà nostre “sorelle”». Indichi un buon motivo per iscriversi al Wwf oggi. «Dare il proprio contributo personale su tematiche condivise per la salvaguardia dell’ambiente del nostro pianeta. È un piccolo apporto, ma l’insieme porta al risultato. Quello dato da ognuno è un aiuto che non va perduto. Il passo in più è diventare attivisti del Wwf sul campo. Viviamo la difficoltà di tramutare l’iscrizione in attivismo. Forse servirebbero meccanismi emozionali per coinvolgere i giovani e andare oltre la conoscenza, trasformandola in attività. Forse va ripensato il modo di avvicinare i giovani». Marco Guggiari

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