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Stop ai corsi per muratori, protestano i genitori

L’appello sotto Porta Torre «Como è sempre stata il fiore all’occhiello delle maestranze nel settore edilizio» Sono passati pochi giorni da quando l’Espe, la scuola professionale edile di Como, fondata nel 1981, ha annunciato che da settembre non partirà il corso triennale per Operatore Edile costringendo così i quindici iscritti ad appendere al chiodo i caschetti gialli e a lasciare intonse le scarpe antinfortunistiche. Ed è per questo motivo che ieri studenti, genitori e professori si sono riuniti davanti a Porta Torre, per coinvolgere la cittadinanza nella loro protesta con la speranza non solo di fare cambiare idea all’Istituto, ma anche di salvare un pezzo di storia cittadina. «Sono sicuro che i Magistri Cumacini si stiano rivoltando nella tomba – dice Francesco Ferrario – per anni sono stati promotori di cultura, formazione ed educazione. Como è sempre stata il fiore all’occhiello delle maestranze nel settore edilizio e adesso veniamo privati anche di questo». Davvero una grande perdita, soprattutto per gli studenti. «Il corso proseguirà per chi lo sta già frequentando – spiega sempre Ferrario – ma nel giro di tre anni non esisterà più. E cosa faranno tutti quei ragazzi che vorranno frequentarlo?». Una decisione che lascia senza parole anche i docenti. L’Espe era stato costituito dal Collegio delle Imprese Edili e dai sindacati di categoria. Ancora oggi viene gestito dall’Ance di Como, dagli artigiani di Confartigianato e Cna oltre che dai sindacati dell’edilizia. La sede si trova a Camerlata, in via Del Lavoro. «Insegno inglese nella scuola – dice Ioria Di Landri – e oggi sono qui per difendere il diritto all’istruzione, sancito anche dalla nostra Costituzione». Ma, sottolinea, non è una protesta sindacale. «Quello che ci sta a cuore è il futuro dei ragazzi – spiega Ioria Di Landri – l’Espe è rimasta l’unica scuola che serve un bacino così importante di aziende, mi chiedo quale altro istituto possa dare le stesse opportunità». «È inutile raccontare la storia e l’importanza di questo istituto – dice Stefano Degortes – ma è assurdo che a settembre non si avvii una classe che esiste già. Gli iscritti ci sono, sono pronti a cominciare, hanno investito il loro futuro in noi e noi cosa facciamo? Li deludiamo in questo modo, privandoli delle aspettative sulla loro vita». Senza dimenticare che il corso in questione prevede la formazione di figure, quelle di muratori altamente specializzati, sempre più difficile da reperire e richieste. «Adesso va di moda fare l’ingegnere e l’architetto, – afferma Anna Quarto – ma se gli metti in mano una cazzuola non sanno nemmeno da che parte stia il manico. Loro possono disegnare, progettare, ma tocca poi agli operatori edili costruire, verificare, seguire l’andamento dei lavori». «Mio marito ha fatto questa scuola – aggiunge – e adesso si trova a Modena per ricostruire le abitazioni colpite dal terremoto. Ecco, questo mio figlio non potrà farlo, non potrà aiutare dove ci sarà bisogno di lui». E cosa faranno adesso questi ragazzi? «Cosa vuole che le diciamo, andremo a pescare», risponde uno di loro. Enrica Corselli

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