La mia Roma? Brutta, sporca e cattiva

Basket. Intervista a Luca Dalmonte, coach dell’Acea, avversaria di Cantù nei playoff «Brutti sporchi e cattivi Sarà questa la nostra faccia con cui ci presenteremo ad affrontare i playoff e la prima serie con Cantù». Parole di Luca Dalmonte, coach della Acea Roma che da martedì inizierà la serie di quarti di finale rendendo visita da ex all’Acqua Vitasnella Cantù (ore 20.30 a Cucciago). Coach Dalmonte, che playoff saranno? «Credo che, al di là del girone di ritorno dominato da Milano, il campionato sia stato caratterizzato da un grande equilibrio che penso possa confermarsi anche nella sfide che assegneranno lo scudetto». Il suo collega Stefano Sacripanti, coach di Cantù, afferma che tutte le contendenti partono alla pari nella lotta per il titolo. «Quando iniziano i playoff, prende il via anche il gioco delle parti. Chi ha il fattore campo a favore tende a togliersi pressione; chi invece parte di rincorsa vuole legittimamente auspicare un grande equilibrio per avere le stesse possibilità di passaggio del turno. Al di là di tutto questo per me c’è il campo. La prima parte di stagione ha detto che Milano ha chiuso prima e imbattuta nel girone di ritorno, che Siena e Cantù sono state le due squadre più brave a stare a ridosso della capolista. Brindisi e Sassari sono arrivate a giocarsi la quarta piazza all’ultima giornata mentre noi, Reggio Emilia e Pistoia ci presentiamo a questa post season come outsider» Con la sua Acea Roma come arriva a questa serie? «Dopo aver sofferto sei settimane terribili da metà marzo a metà maggio, dovute a una somma di infortuni ora però ci arriviamo di rincorsa e con la consapevolezza di poter dire che possiamo recitare un nostro ruolo». La sua squadra ha la fama di essere molto forte nelle sfide fuori casa. «È vero, fuori casa abbiamo giocato buone partite e vinto spesso, ma poi è capitato che abbiamo sprecato questi successi perdendo tra le mura amiche. Alla fine abbiamo avuto un rendimento altalenante e non continuo per tutto il campionato». Quali possono essere le cause? «Siamo una squadra con equilibri non facili e che spesso ha pagato gli sbalzi umorali: ecco perchè ho sempre detto che forse non giocheremo una bel basket, ma vogliamo giocare sempre con la nostra faccia quella dei brutti, sporchi e cattivi». La faccia tosta è giusta proprio per i playoff. «È vero e ne siamo consapevoli come siamo consapevoli di quello che siamo e dei nostri limiti: ma deve essere un nostro punto di forza. Sappiamo che la serie con Cantù non è facile perché i brianzoli sono forti e hanno il vantaggio del campo: e il fattore Pianella si sente, lo so bene. È anche vero, però, che vincerà chi saprà resettare meglio dopo ogni gara». Una sfida al meglio delle cinque partite, le prime due a Cantù possono essere già determinanti? «Possono mettere una mano importante sulla serie, ma non saranno decisive. Ecco perché noi pensiamo solo a gara 1, che assegnerà il primo punto di una serie lunga». Lei si presenta da ex al Pianella. Come giudica la stagione 2013-2014 della Vitasnella? «Penso alla sua stagione regolare molto positiva, al cammino che l’ha vista competere fino alla fine per il secondo posto, poggiando su tanto talento offensivo; e anche per questo è stata una delle poche squadre che ha tenuto testa a Milano sul suo campo. Poi l’aver creduto nei giocatori italiani fa onore al progetto del club e al lavoro dello staff tecnico che ha creduto sui giocatori nostrani firmando con contratti pluriennali Cusin e Aradori, ingaggiando un talento come Gentile e puntando su Rullo e Abass». Andrea Piccinelli