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Il Lario ha la sua casa della legalità: «Presidio e fortino contro la mafia»

Progetto San Francesco Larghi: «Questo posto non chiuderà, sarà un luogo aperto e vivo» (f.bar.) La mafia è ovunque. Non esistono Nord e Sud. Il crimine soffoca in una morsa letale tanto la Sicilia quanto la Lombardia. I vecchi luoghi comuni e le immagini stereotipate sono state spazzate via da anni di malaffare che si è insinuato a tutti i livelli della società civile. Ecco perché un piccolo-grande evento come l’apertura ufficiale – ieri mattina, a Cermenate – della “casetta della responsabilità”, assume un valore enorme anche in provincia di Como. Si tratta della sede del “Progetto San Francesco”, centro studi sociali contro le mafie voluto dalla Cisl e attivo ormai da almeno un paio d’anni sul territorio. La villa, confiscata dallo Stato e riadattata dopo un cantiere durato tre anni, sarà ora utilizzata dalle associazioni interessate alla cultura della responsabilità sociale e della legalità. All’inaugurazione è intervenuta anche la figlia di Giorgio Ambrosoli, ucciso da un sicario a Milano nel 1979 e al quale è dedicata, appunto. la sede di Cermenate. «Sono sempre molto orgogliosa quando partecipo a simili inaugurazioni – ha detto Francesca Ambrosoli – È bello sapere che ovunque, in Italia, mio padre rappresenti un simbolo e un punto di riferimento per quanti hanno l’ambizione di lavorare per il bene comune». Tante le persone intervenute. A partire dal prefetto di Como, Bruno Corda, che ha espresso grande soddisfazione per il concreto traguardo raggiunto a Cermenate. «Quella di oggi è una grande giornata. Si apre ufficialmente un luogo dove si ripristina il concetto di legalità», ha detto il prefetto. Hanno già dimostrato interesse a rendere viva la sede di Cermenate le rappresentanze locali della Federazione nazionale pensionati della Cisl e dell’Associazione nazionale Carabinieri. «Tra i propositi e gli impegni c’è quello di creare e proporre un programma sociale di incontri e formazione, aprendo le porte alla cultura della legalità battendosi per diffondere il più possibile il concetto di responsabilità sociale – ha spiegato Alessandro De Lisi, direttore del Centro studi sociali contro le mafie Progetto San Francesco – Oggi non abbiamo voluto fare inaugurazioni ufficiali. Abbiamo voluto aprire simbolicamente il cancello della casetta per far entrare tutti». Questo luogo dovrà dunque diventare un fortino e un presidio da dove combattere l’illegalità. «La mafia è sempre presente e questo deve trasformarsi in un luogo simbolo. La criminalità, purtroppo, è sempre intorno a noi – ha sottolineato Battista Villa, presidente e fondatore del Centro studi sociale contro le mafie – I settori più a rischio sono l’edilizia e la ristorazione, le attività legate al turismo. E anche sul lago, meta di migliaia di visitatori, questi comparti sono in pericolo. Dove c’è un fiume di denaro la mafia arriva». Presente ieri mattina anche Grazia Li Puma, nipote di Epifanio Li Puma, sindacalista ucciso dalla mafia il 2 marzo del 1948 nelle lotte contadine a Petralia Soprana. Voci e volti accomunati da uno stesso desiderio: far trionfare la legalità. «E questa villa non chiuderà. Ve lo garantisco – ha detto Gerardo Larghi, segretario generale della Cisl di Como e Varese – Questo centro di formazione vivrà, la gente saprà sempre che qui esiste un luogo aperto e vivo». Decisamente sentito anche l’intervento del sindaco di Cermenate, Mauro Roncoroni. «Sono stati tre anni impegnativi – ha detto il primo cittadino – Perché trovare sostegno e risorse non sempre si è rivelata un’impresa semplice. Ma ci siamo riusciti». La giornata si è poi chiusa con un una lezione sulla responsabilità sociale e sul valore competitivo della legalità nel tessuto economico lombardo e nazionale, tenuta da Antonio Calabrò, direttore del settore cultura di Pirelli.

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