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Il Riesame: ecco perché Pisani deve restare in carcere

L’inchiesta Le motivazioni che hanno portato il Tribunale a respingere la richiesta formulata dai legali del vicecomandante della stradale di Como I giudici riscontrano una «totale impermeabilità ai valori che avrebbe dovuto incarnare e rispettare» «Assoluta indifferenza al rispetto delle regole, totale impermeabilità ai valori che avrebbe dovuto incarnare e rispettare, spregio per gli interessi della collettività». È l’immagine del vicecomandante della polizia stradale di Como, Gian Piero Pisani, tracciata dal giudice del Tribunale del Riesame, che ha respinto la richiesta di scarcerazione del sottufficiale, al Bassone dal 26 marzo scorso. La Procura della Corte dei Conti, intanto, apre un fascicolo per verificare eventuali danni erariali causati dai presunti comportamenti illeciti delle persone coinvolte nell’inchiesta di fine marzo. Secondo i pm di Como, gli indagati – 24 complessivamente – avrebbero eliminato illegalmente centinaia di multe, alterato le informazioni delle banche dati delle forze dell’ordine e, in un caso, alterato volutamente la dinamica di un incidente. L’unico tra gli indagati per il quale è stata disposta la custodia cautelare in carcere è Pisani. Sono stati concessi i domiciliari invece agli altri arrestati: il comandante Patrizio Compostella e gli agenti Massimiliano Busnelli, Massimiliano Bonizzoni e Lorenzo Falzetti. Gli arrestati devono rispondere – a vario titolo – di abuso d’ufficio e falso. Per Pisani e Compostella ci sono anche ipotesi di reato di peculato e, per il solo Pisani, pure la calunnia. Tramite i suoi legali, il vicecomandante della stradale di Como aveva presentato istanza di scarcerazione. Una domanda respinta dal giudice. Durissime le motivazioni del rifiuto, emerse nelle scorse ore. «Pisani non ha esitato a utilizzare la propria posizione di indubbio rilievo nell’ambito dell’amministrazione in questione – si legge nel provvedimento del Tribunale del Riesame – per interessi privatistici in contrasto con quelli della pubblica amministrazione che egli invece avrebbe dovuto tutelare al meglio». Il giudice evidenzia poi «l’alto rischio di recidiva. Pisani – scrive ancora il Riesame – è stato l’unico al quale il giudice delle indagini preliminari ha applicato la misura massima proprio riguardo alla gravità e alla molteplicità dei reati dallo stesso posti in essere, le cui modalità di realizzazione denotano la sua spiccata proclività a delinquere e capacità criminale. Gli elementi esposti inducono a ritenere l’assoluta incapacità di autocontrollo dell’indagato – si legge ancora nel provvedimento – la cui azione illecita è stata fermata solo grazie alla stringente attività investigativa, che ha fatto luce su un contesto all’evidenza deviato di pubblici ufficiali della polizia stradale di Como». I presunti comportamenti illeciti degli agenti coinvolti nell’inchiesta sono finiti, come detto, nel mirino della Procura della Corte dei Conti. Un’indagine valuterà eventuali danni alle casse dello Stato legati soprattutto alla cancellazione ingiustificata, denunciata dall’accusa, di centinaia di multe per eccesso di velocità e per altre violazioni al Codice della Strada. Anna Campaniello

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