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«A spasso con un cane azzurro. Tra vent’anni potremmo farlo»

Al Festival della Luce Alla Casa del Fascio il genetista Boncinelli parla del Dna artificiale «Immagino che tra vent’anni potremo contare su batteri servizievoli che ci aiutino a disinquinare l’acqua e l’aria, o a dar vita a prodotti biocombustibili effettivamente competitivi rispetto alle altre fonti energetiche tradizionali e non dallo scarso peso economico come quelli attuali». Quei batteri così utili all’uomo potranno nascere grazie al Dna “semisintetico” che è stato recentemente costruito in un laboratorio californiano, quello dello Scripps Institute de La Jolla. È insomma uno scenario che si apre alla speranza, quello che ieri ha tracciato il genetista Edoardo Boncinelli alla Casa del Fascio razionalista di piazza del Popolo a Como, dove era ospite per una conferenza dal titolo “Siamo figli della luce” nell’ambito del “Festival della Luce” della città lariana, progetto pluriennale orientato all’Expo 2015. Lo studioso, scienziato di fama internazionale oltre che fine divulgatore e firma autorevole del “Corriere della Sera”, ieri a Palazzo Terragni non ha mancato di evocare, intervistato prima della conferenza dal telegiornale “Etg” di Espansione Tv, un futuro in cui «potremmo passeggiare per la città di Como con un cagnolino azzurro al guinzaglio, o veder volare un uccellino con quattro ali invece di due. Questa scoperta del Dna semiartificiale compiuta negli Usa, con l’aggiunta di due nuove basi accanto alle quattro che già esistono in natura, oggi apparentemente inutile, conferma che l’uomo è padrone della biologia della vita e pone le basi per organismi che non sono mai esistiti. Una rivoluzione che è arrivata, va ricordato, dopo quattro miliardi di anni». Non sollevano, queste novità, qualche dubbio etico? Edoardo Boncinelli è netto sull’argomento: «Prima occorre fare, poi magari si può discutere. Del resto l’Italia è il Paese dell’etica. Credo che in futuro ci saranno su questo tema gli stessi dibattiti che oggi nascono attorno agli organismi geneticamente modificati che troviamo sulle nostre tavole». Di fatto, comunque, c’è ancora molto lavoro da fare. Gli scienziati devono ancora capire a che cosa serva circa il 70% del nostro Dna. «Ho un sogno – ha concluso Boncinelli – L’uomo e la scimmia hanno un patrimonio genetico molto simile. Ma l’uno parla, l’altra no. Vorrei sapere in quale parte del Dna risiedono questa differenza e gli strumenti genetici che la governano».

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