La visita di Wojtyla nel maggio del 1996. Due giorni indimenticabili sul Lario

L’emozione della visita a Como Giornate indimenticabili, che ancora oggi i comaschi ricordano come se fossero state ieri. La visita di Giovanni Paolo II è un evento che ha segnato per sempre la storia della città e di chi ci vive. Una di quelle situazioni che ognuno porta con sé, in cui ci si ricorda ogni particolare. Perché la visita di un Papa non è una cosa che capita tutti i giorni. Era il maggio del 1996 e Karol Wojtyla è stato il secondo Papa a visitare Como. Il primo fu Urbano II, ben 900 anni prima, nel 1095. L’elicottero con a bordo Giovanni Paolo II atterrò all’interno dello stadio Sinigaglia il 4 maggio di 18 anni fa. Il pontefice ripartì il giorno successivo, sempre in elicottero, da Grandate, dopo aver celebrato la grande messa all’aperto nella piana di Lazzago. Una due giorni che fu ripresa e trasmessa integralmente dalle telecamere di Espansione Tv. Dallo stadio Sinigaglia Giovanni Paolo II raggiunse piazza Cavour percorrendo il girone. Il corteo di auto – il Pontefice era a bordo di un veicolo bianco insieme con l’allora vescovo Alessandro Maggiolini – transitò in mezzo a due ali di folla che attendeva da ore di poter vedere da vicino il Santo Padre. Tra i momenti più ricordati, l’incontro in piazza Cavour – accolto dal compianto sindaco Alberto Botta – durante il quale ricordò «la ricchezza» dei comaschi, il Pontefice raggiunse il Vescovado, in piazza Grimoldi, dove trascorse la notte. Il giorno dopo, 5 maggio, celebrò la messa solenne in Duomo, poi raggiunse di nuovo lo stadio per un affollatissimo incontro con i giovani. In seguito una visita all’istituto “Don Guanella”, che fu tra i momenti più commoventi. Come hanno detto alcuni testimoni che hanno assistito a quei momenti, le persone vicine al Papa continuavano a ricordargli che c’era un ritardo sulla tabella di marcia e che bisognava andare alla piana di Lazzago per la messa all’aperto. Ma Karol Wojtyla volle fermarsi con ogni ammalato. «Santità, a Lazzago è tutto pronto, siamo in ritardo, la stanno già aspettando» gli diceva. «Ma anche questi malati mi stanno aspettando» fu la risposta del Pontefice, che volle fermarsi con ogni ospite della struttura. Tra le testimonianze più sentite quelle di don Agostino Clerici, allora direttore del “Settimanale”, oggi parroco di Ponzate. «Nel 1996 ero responsabile dell’informazione in occasione della visita del Santo Padre a Como – ha raccontato – e, tra tutte, una cosa mi colpì in modo particolare: la sua capacità di guardare negli occhi chi incontrava. Sembra quasi incredibile, eppure riusciva a guardare, in mezzo alla folla, ogni persona come se fosse l’unica presente in quel momento». Massimo Moscardi