Paolo Mieli esorta i comaschi a credere nella buona politica: «Basta demolire l’avversario»

In città anche l’ex direttore di via Solferino In un Teatro Sociale affollatissimo, martedì sera, lo storico e saggista Paolo Mieli, già direttore del Corriere della Sera e oggi presidente della Rcs Libri, ha dialogato con il direttore della Provincia di Como, Diego Minonzio, nel secondo incontro del ciclo “Le primavere di Como”. Mieli ha messo sul piatto la propria conoscenza dei fatti storici e la propria «esperienza di uomo, prima ancora che di giornalista», sviluppando un tema molto sentito dalla collettività, anche da quella lariana: “Non temete la politica”. L’idea che gli organizzatori hanno posto alla base del ciclo di conferenze comasche è proprio l’esortazione a non aver paura di agire, di mettersi in gioco, di farsi domande scomode e complicate sui vari aspetti della vita di tutti i giorni, politica compresa. Perché, si è chiesto Mieli, questo Paese si trova periodicamente ad avere paura? La risposta, secondo l’ex direttore del Corriere della Sera, risiede nelle nostre radici, al momento cioè della formazione dell’identità nazionale italiana, quando «per giustificare l’Unità si è voluto scientemente demonizzare i regimi precedenti» e descrivere una totale adesione allo Stato dei Savoia invece di riconoscere come «questo sentimento fosse proprio soltanto della minoranza del popolo». Da allora, e sino a oggi, siamo stati «perennemente incapaci di dirci verità scomode», ha sottolineato Mieli. Un atteggiamento, questo, che si è ripresentato ciclicamente, di regime in regime e di crisi in crisi, e che alla base ha «quella tendenza, tutta italiana, a partecipare a una discussione o a una contesa credendo di avere il 100% di ragione. Quando invece l’esperienza ci dice che è una cosa impossibile». Per non temere la politica e potervi partecipare in modo costruttivo, ha affermato con forza Mieli, «bisogna, prima di tutto, dire la verità. Riconoscere le nostre colpe e i nostri torti. E questo è il più grande atto di coraggio». È fondamentale spezzare questa catena di bugie che ci inchioda al passato. Deve essere, in definitiva, fatto «un uso rilassato e consapevole della memoria, non vendicativo», in modo da analizzare il passato mettendolo costantemente in dubbio, cosa indispensabile per capire realmente il presente. E sul presente, sulla strettissima attualità, Mieli è stato poi sollecitato da Minonzio e dal pubblico in sala. A proposito di Matteo Renzi, l’ex direttore del Corriere della Sera ha detto di riconoscere nel premier «un’inversione di tendenza, tangibile fin dal suo primo atto di politica economica che, al posto di tassare, dà tramite il taglio della spesa pubblica». Sbagliata, secondo Mieli, l’accusa di autoritarismo: «Il bicameralismo perfetto esiste soltanto in Italia e in parte in Spagna, eppure nessuno taccia gli altri Paesi europei come autoritari». Insomma, Renzi promosso, nonostante la sua prima promessa – «al governo solo se eletto» – non sia stata mantenuta. Il giovane presidente del Consiglio ha avuto infatti «il merito di dare, per primo, precise scadenze temporali alle sue promesse e ora il gioco sembra sia fare di tutto per farle saltare». Proprio i recenti attacchi al premier hanno dato a Mieli lo spunto per tracciare il modo a suo dire «corretto» di porsi verso la vita politica: basta con le polemiche sterili, basta con la politica distruttiva fatta di aggressioni verbali, di confronto poco civile. Oggi il primo obiettivo è demolire l’avversario in ogni modo, ma per fare politica, la vera politica, occorre cambiare questo errato atteggiamento di base, mettendo in dubbio prima di tutto se stessi. «Con tutto il coraggio che abbiamo», ha concluso il presidente di Rcs Libri. Edoardo Testoni