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Antonio Pedretti

L’AUTORE Antonio Pedretti, la Lombardia nel cuore Antonio Pedretti (nella foto, click per ingrandire) è nato nel 1950 a Gavirate, in provincia di Varese. La sua formazione avviene, dapprima, alla scuola di pittura del Castello Sforzesco e poi all’Accademia di Brera che abbandona nel 1972. Nel frattempo, all’età di sedici anni, ha già allestito la sua prima personale alla Galleria Ca’ Vegia di Varese. Sempre in gioventù ha esposto alla Galerie L’Angle aigu di Bruxelles con una presentazione di Renato Guttuso. Tra i critici che hanno dedicato testi introduttivi, studi e recensioni alla sua opera sono da citare Stefano Crespi, Debora Ferrari, Achille Bonito Oliva ed Enrico Crispolti. Di recente il maestro varesino ha esposto al Palazzo del Broletto in piazza Duomo e alla galleria “Mag” di Salvatore Marsiglione in via Vitani a Como. Il suo sito Internet è L’OPERA Territori poetici che nascono dall’anima Lorenzo Morandotti I paesaggi immediatamente poetici di Antonio Pedretti nascono sulle rive di uno specchio d’acqua dolce. Non è il Lario, ma il Lago di Varese. La matrice comune della sensibilità pittorica trascende però i confini segnati dalla razionalità e ha piuttosto a che fare con il cuore e con la verità delle cose dell’anima. Qui siamo di fronte a un maestro lombardo che traduce memorie e sguardi molto personali. Se nei suoi lavori marini è il sole con i colori caldi a dominare, in quelli legati alla brughiera lombarda (di quella provincia che un tempo era tutta comasca e poi fu divisa in due tra Lario e Varesotto) predominano i colori freddi del cielo, spesso plumbeo o cinereo, in forte contrasto con il bianco sporco delle nevi e del gelo, e i fanghi e le erbe e i canneti delle zone paludose e delle acque stagnanti. Una natura viva, brulicante, quella di Pedretti, nonostante la presenza dell’uomo spesso nascosta sullo sfondo, che scaturisce dall’esercizio del gesto e del segno istintivi, frutto di un’esperienza informale che ha portato nuova emozione alla superficie dei dipinti, li ha fatti vibrare di ulteriore dinamismo anche grazie all’uso sapiente dei giochi chiaroscurali. Sono nature che si toccano, che parlano, quelle di Pedretti, «Questi luoghi sono entrati nel mio Dna – dice il pittore di Gavirate – e non potevo che esprimermi in questo modo. Non ho deciso di dipingerli, ma sento l’urgenza quasi automatica di farli uscire dalla mia interiorità; non ho l’esigenza di rappresentare, ma quella di rappresentarmi e quindi di indagare il senso di questi paesaggi, che sono poi quelli in cui sono nato e cresciuto. A ben vedere, anche Vincent Van Gogh ha dipinto se stesso nei suoi campi di grano». GALLERIA (clicca su una immagine per visitare la Galleria)

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