L’AUTORE Bruno Saba, maestro dell’informale Nato a Roma nel 1940, Bruno Saba (nella foto, click per ingrandire) si è formato alla scuola di Domenico Purificato, Renato Guttuso e Luigi Montanarini. Dopo alcune esperienze in qualità di scenografo televisivo e di disegnatore tecnico, Saba si dedica prevalentemente all’insegnamento, dapprima nella Marsica, poi, dal 1974, a Como, dove tuttora risiede e opera. Il suo esordio in campo artistico, che si situa a cavallo tra gli anni ’50 e ’60, palesa evidenti radici espressioniste, che si traducono in particolari tensioni figurali e sensibili forze cromatiche. Per Saba, tuttavia, la figura rimane sin dagli inizi un pretesto per avviare uno scavo interiore che gli permette di esternare pensieri personali e intime riflessioni. L’OPERA Tempesta sul Lago e nell’animo Katia Trinca Colonel Temporale sul Lago è il titolo dell’opera qui raffigurata dipinta dal maestro Bruno Saba. “Temporale” non indica solo lo sconvolgimento atmosferico di cui il pittore ha fatto esperienza, è molto di più. È metafora, per esempio, della passionalità di Saba, quel gesto forte – declinato in astratto – che si carica di emozioni attraverso il colore. Per descriverne la temperie, si potrebbe rubare ai romantici tedeschi l’endiadi “Sturm und Drang” (tempesta e impeto) che sta alla base del passaggio dall’illuminismo razionale alle nostalgie dell’Ottocento. E se “romantico” non è certo l’aggettivo che più si cuce addosso a Bruno Saba (visti i suoi trascorsi politici virati piuttosto verso un’arte che fa presa nel sociale e che ambiva a cambiare il mondo), è pur vero che nelle sue pennellate si trovano quell’inquietudine, quella ricerca interiore, quello struggimento che, attraverso cromatismi ricercati e di forte impatto, imbrigliano nell’informale emozioni più profonde e una vibrante sensibilità. Delle tendenze espressioniste degli esordi rimane l’impellente esigenza di riportare sulla tela non il reale ma una lettura del sentimento che esso suscita. Dell’astrattismo invece una costante ricerca geometrica data dal sovrapporsi di piani e campiture. La costante dissoluzione dell’oggetto fa trasparire, in tutta la sua forza, l’importanza che Saba assegna all’indagine e alla libera raffigurazione dei propri stati d’animo. «Una figurazione venata da sussulti onirici o slanci spirituali e un animato mosaico di frammenti colorati che risente tanto della lezione cubista quanto dell’astrattismo di marca lombarda», come ha significativamente scritto di Bruno Saba il critico Alberto Longatti. GALLERIA (clicca su una immagine per visitare la Galleria)
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