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Stefano Botta, comasco di vertice con l’Entella

Giocatori lariani protagonisti Un comasco doc in testa al campionato di Prima Divisione, girone A, quello in cui milita il Como. È Stefano Botta, 28 anni, originario di Carlazzo, centrocampista che nella sua carriera non è mai passato dalla squadra lariana e che ha giocato a lungo in serie B dopo essere stato lanciato ad alti livelli dal Genoa. Al mercato di gennaio è arrivato dalla Ternana alla squadra ligure che, a meno di clamorosi ribaltoni, pare avere ipotecato la promozione tra i Cadetti. «Il mio obiettivo, in questo momento – spiega Botta – è, ovviamente, di conquistare la serie B con l’Entella. La classifica è ottima ma non bisogna mai dare nulla per scontato, anche se sicuramente sette punti di vantaggio rispetto alla seconda in classifica sono un buon margine». L’incontro tra lei e l’Entella sembrava scritto nel destino… «È vero. Quando giocavo nel Genoa mi piaceva Chiavari e avrei proprio voluto vivere qui, anche perché amo il mare e in particolare questa località. Mia moglie, oltretutto, è originaria della zona. Per questo e per tanti altri motivi ho risposto volentieri alla chiamata dei dirigenti e sono arrivato al mercato di gennaio». Da un punto di vista sportivo, cosa l’ha spinto ad accettare di passare dalla B alla Prima Divisione? «Già prima di arrivare avevo ottime referenze su questa società, che effettivamente ha una organizzazione da categoria superiore, quasi da serie A. E poi, dopo essere stato fermo per un infortunio, alla Ternana non avevo più molto spazio. Anche per me questa poteva essere una bella opportunità». L’Entella milita nello stesso girone del Como, la squadra della città in cui lei è nato. Anche se non ci ha mai giocato, segue gli azzurri? «Certamente – dice Stefano Botta – Un occhio per il Como ce l’ho sempre. E mi fa piacere che questa stagione sia positiva, con la squadra in corsa per i playoff». Come mai il suo destino e quello della formazione lariana non si sono mai incrociati? «A dire il vero ero stato chiamato per giocare nel settore giovanile, ma il problema fu logistico. Avevo 15 anni e abitavo a Carlazzo, piuttosto distante da Orsenigo dove gli allenamenti si svolgevano nel primo pomeriggio. Non era facile conciliare il tutto con la scuola. E così ho scelto di andare al Lugano». Il suo trampolino di lancio è stato in Svizzera, dunque, prima dell’affermazione ad alti livelli con la società del presidente Enrico Preziosi. «Dopo aver giocato con la prima squadra del club svizzero nella stagione 2004-2005, nel successivo torneo, dopo essermi ritrovato svincolato, sono passato al Genoa, che all’epoca era in serie C. Con i rossoblù mi sono tolto molte soddisfazioni, visto che ho conquistato due promozioni». E a Genova (40 presenze totali e due gol) è rimasto legato, anche se poi la sua carriera calcistica si è sviluppata altrove. «Dopo i due anni in C1 e B sono stato mandato in prestito al Cesena, poi sono andato al Vicenza, che mi ha riscattato: in Veneto sono rimasto per quattro anni, sempre in B. Poi c’è stato il trasferimento alla Ternana, dove mi sarei dovuto fermare fino al termine di questa stagione. Ma, per i motivi che ho spiegato, ho accettato ben volentieri il trasferimento alla Virtus Entella, sicuramente favorito dal fatto che, come detto, mia moglie è di Genova e io amo questi luoghi». Massimo Moscardi

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