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Mozzate, una cittadina sgomenta prima della fiaccolata «Quella stazione fa paura. Lo diciamo da anni»

Sul luogo del delitto Sono passate poco più di 72 ore dall’omicidio di Lidia Nusdorfi, avvenuto nel sottopasso della stazione di Mozzate. E tra gli abitanti della cittadina si colgono ancora le sensazioni di inquietudine e spavento per quanto accaduto. Molti accettano di commentare il tragico fatto di sangue, ma nessuno vuole farsi fotografare né tantomeno lasciare il proprio nome ai cronisti. «È un posto pericoloso questo – dice una donna che abita vicino alla stazione teatro dell’omicidio – È mal frequentato. Sabato sera, quando è accaduto tutto, io ero a casa e a un certo punto ho visto arrivare i soccorsi. Sapevo che prima o poi sarebbe successo qualcosa». La stazione non è un luogo sicuro secondo molti residenti. «Abito qui da sempre, – aggiunge la donna che vive a pochi passi dallo scalo – Lavoravo per le ferrovie e ne ho viste di tutti i colori. Spesso vi si raduna gente che beve, urla, schiamazza. Ci sono le telecamere di sicurezza, ma quando cala il buio c’è comunque da avere paura. Il sottopasso, poi, è lungo e nascosto. Mette i brividi». Piove e i pochi che si fermano a parlare della tragica morte della trentacinquenne lo fanno per pochi istanti. «Io non la conoscevo – dice un altro passante, sotto la richiesta di mantenere l’anonimato – Non so niente di lei, non l’avevo mai vista prima, ma ormai non mi stupisco di nulla. Qui a Mozzate la situazione non fa che peggiorare ogni giorno, non siamo più al sicuro, nemmeno nelle nostre abitazioni». «Si pensa sempre che queste cose succedano soltanto negli altri posti – continua l’uomo – e poi ci ritroviamo ad affrontarle sotto casa». Nemmeno il parroco di Mozzate conosceva la vittima. «Ho appreso dai giornali che si era trasferita da poco – dice don Luigi Alberio – Non avevo ancora avuto l’occasione di incontrarla. Sembra stesse da una nonna, che ora sono pronto ad accogliere per sostenerla». E per quanto silenzio ci sia, don Luigi ha deciso di organizzare una fiaccolata. «È giusto ricordare Lidia – continua – e lo faremo venerdì sera con una fiaccolata dal palazzo del Comune fino alla chiesa. Sarà una marcia silenziosa contro il femminicidio e a sostegno delle donne, fulcro della nostra società». Nulla di certo sul funerale. «Dobbiamo aspettare l’autopsia – afferma don Luigi – Poi sarà fissato il rito funebre. Inoltre non è escluso che vogliano commemorarla a Rimini, la sua città originaria, dove amici e parenti potranno porgerle l’ultimo saluto». Nel sottopasso dove la giovane donna ha perso la vita sabato scorso sono state posate candele e fiori per omaggiare la vittima. Per terra, nel luogo esatto dove Lidia ha trovato la morte per mano del suo ex compagno, si notano ancora tracce di sangue e i segni del gesso per delimitare il corpo. Nel sottopasso è posizionata anche la telecamera che ha ripreso tutto, testimone elettronico degli ultimi istanti della donna, delle sue urla nel momento dell’agguato mortale. Chi passava sotto quella volta sotterranea, ieri pomeriggio, teneva spesso gli occhi bassi e camminava velocemente, come a voler evitare l’incontro con il luogo della morte. I rari passeggeri e il personale in servizio alla stazione erano coscienti di essere al centro dell’attenzione mediatica. Ma il silenzio, anche di fronte a telecamere e taccuini in cerca di notizie e sensazioni, è stata quasi sempre la risposta. Enrica Corselli

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