Quando i big della canzone registravano a Carimate

Quando i big della canzone registravano a Carimate

Musica. Trent’anni fa Fabrizio De André usciva con il disco “Creuza de mä” inciso nello studio Stone Castle, fucina di grandi album per un decennio Era il 1984 quando il grande cantautore Fabrizio De André, in collaborazione con Mauro Pagani, registrò nella “Brianza velenosa” cantata da Lucio Battisti, al mitico Stone Castle di Carimate una delle pietre miliari della discografia italiana, Creuza de mä, scritto e cantato interamente in dialetto genovese. Un disco letteralmente epocale, l’undicesimo album in studio del mitico Faber, che venne apprezzato anche da un guru del rock più d’“avanguardia” come David Byrne dei Talking Head . Una gloria comasca, insomma, che l’Italia del 2014, forse in debito di ossigeno sul fronte della creatività musicale, giustamente si appresta a celebrare con moltissime iniziative culturali nel corso dell’anno. «Creuza è stato il miracolo di un incontro simultaneo fra un linguaggio musicale e una lingua letteraria entrambi inventati. Ho usato la lingua del mare, un esperanto dove le parole hanno il ritmo della voga, del marinaio che tira le reti e spinge sui remi», disse De André in un’intervista. A noi resta il compito dell’amarcord lariano: il disco forse più bello di Faber (ma molto dell’impronta mediterranea delle incisioni si deve al genio musicale di Pagani) nacque come detto in piena Brianza comasca, in quello studio di registrazione che, a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta, per quasi un decennio, aveva trovato una nobile sede all’interno dello storico castello di Carimate, che risale al XII secolo e che dopo aver ospitato personaggi di spicco della politica e della cultura come Alessandro Manzoni, Giuseppe Garibaldi e Vittorio Emanuele III, negli anni ’90 è diventato albergo. L’idea di aprire dei nuovi studi di registrazione con apparecchiature all’avanguardia (per l’epoca) venne ad Antonio Casetta, celebre discografico della Bluebell e della Produttori Associati, tra gli artefici proprio del successo di Fabrizio De André, con l’intento di realizzare una struttura che consentisse agli artisti e ai loro tecnici di vivere a stretto contatto in un ambiente isolato per dedicarsi alla realizzazione dei dischi in maniera totale, senza vincoli di orario. Nacquero così i mitici “studio rosso” e “studio verde” (in quest’ultimo registrarono gli Yes dando allo studio un’impronta ancor più internazionale). Un decennio magico, insomma, quello dello Stone Castle, che ha permesso allo studio comasco di diventare una fucina-laboratorio di primo piano dove presero corpo alcuni dei dischi più importanti della musica italiana. Uno dei primi grandi successi fu l’omonimo album di Lucio Dalla, quello che contiene L’anno che verrà. che nel 1977 già aveva inciso a Carimate l’altrettanto celebre Com’è profondo il mare. Eugenio Finardi fu uno dei primi cantautori a frequentare gli Stone Castle Studios, e prese pure casa a Carimate per stare più vicino al banco regia quando incise l’album Finardi nel 1981. L’anno prima lo studio fu letteralmente preso d’assedio da Edoardo Bennato per sfornare la doppia uscita in contemporanea di Uffà Uffà e Sono solo canzonette (nel booklet sono raccolte le foto delle registrazioni), il mitico Lp dedicato alla favola di Peter Pan. Ma come detto a Carimate incisero moltissimi artisti che hanno scritto pagine importanti nel panorama della canzone italiana degli anni Settanta e Ottanta. L’avvocato Paolo Conte firmò nel 1979 il suo terzo album Un gelato al limon, accompagnato da due componenti della Premiata Forneria Marconi, il chitarrista Franco Mussida e il bassista Patrick Djivas, il batterista Walter Calloni e il chitarrista argentino Juan Carlos “Flaco” Biondini, solitamente in tour con Francesco Guccini. Che proprio a Carimate inciderà, nel 1983, l’album che porta il suo nome, Guccini, con la splendida Autogrill.