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Droga e giovani, genitori in difficoltà. C’è chi ricorre al detective privato

Il fiume di marijuana Iantorno: «Maggiore presidio nelle piazze dello spaccio» È un fiume di droga quello che corre tra i giovani del Comasco. Il fenomeno è sotto la lente delle forze dell’ordine. Denunce, segnalazioni in Prefettura sono all’ordine del giorno. I numeri non sono tornati quelli dei tempi dei canapai ticinesi, ma poco ci manca. E preoccupano soprattutto i genitori. Ci sono famiglie che si rivolgono a investigatori privati per sorvegliare i propri figli. Carlo Rocci, titolare dell’Investigate di via Volta a Como, conferma un aumento di richieste negli ultimi tempi. «Sono servizi che svolgiamo abitualmente – spiega – Sono soprattutto le mamme a chiedere il nostro aiuto. Vogliono che controlliamo le frequentazioni dei figli e naturalmente l’eventuale assunzione di droghe». È un servizio costoso che, probabilmente, si possono permettere pochi? «Assolutamente no. C’è anche chi ricorre a noi solo per l’esame del capello del figlio» (le tracce di stupefacente rimangono a lungo nella struttura capillare ndr). «Anche la sorveglianza – prosegue – viene limitata a precise fasce orarie, con costi più bassi. Ma l’osservazione più importante viene svolta dagli stessi genitori. Ci sono chiari sintomi che possono indicare l’assunzione di droghe. Il comportamento diventa scostante, alterato. E poi si devono guardare gli occhi del ragazzo». Come si rapporta poi l’agenzia con i clienti? «Viene fatta una relazione con delle fotografie. Di solito, sconsigliamo un tipo di sorveglianza troppo invadente sul modello spyphone (controllo di tutte le chiamate e degli spostamenti ndr). È indispensabile anche per noi che i giovani vengano poi recuperati». Nel lavoro di prevenzione contro l’uso di sostanze la scuola ha un ruolo fondamentale. I presidi si trovano in prima linea sulla questione. «L’attenzione è alta in tutti gli istituti – dice Domenico Foderaro, dirigente del Pessina – Siamo stati, nostro malgrado, al centro dell’attenzione per un episodio che non riguardava la scuola». Il preside ricorda il controllo di uno studente accompagnato dagli agenti a casa, dove sono state trovate dosi di droga. «Abbiamo 1.200 ragazzi e la pecora nera ci può essere, però non c’è stato spaccio a scuola. Abbiamo invitato anche don Gino Rigoldi, cappellano del carcere minorile Beccaria di Milano, che si era espresso su questo episodio non conoscendo la realtà della nostra scuola ed è stato un incontro formativo. Erano collegati con noi anche gli studenti di Appiano e di via Scalabrini». «Come ogni anno – aggiunge Foderaro – stiamo seguendo dei progetti con le forze dell’ordine sulla prevenzione. Scuola e famiglie hanno un ruolo importante nella prevenzione, ma poi ci sono anche gli altri attori. E i media hanno un ruolo importante. Siamo un istituto professionale, abbiamo tanti studenti che provengono da situazioni disagiate, tanti stranieri. Però dentro la scuola – conclude – non ci sono mai stati episodi di spaccio». Un altro attore in campo nella lotta alla droga è il Comune di Como. «Seguiamo la situazione con attenzione – dice l’assessore alla Sicurezza di Palazzo Cernezzi, Marcello Iantorno – La polizia locale intensificherà i passaggi tra i Portici Plinio e piazza Vittoria, che sembrano le principali zone dello spaccio tra i giovani e i giovanissimi». Di recente, proprio in Comune si è tenuto un incontro con i presidi e le forze dell’ordine per esaminare il problema. «Con me c’era il vicesindaco Silvia Magni – spiega Iantorno – I casi che riguardano i minori sono i più delicati perché manifestano anche una condizione di disagio. Non ci si può quindi limitare alla repressione, si devono anche spiegare i danni causati alla salute dalle sostanze stupefacenti e instillare la cultura della legalità». Sul fronte dei controlli con le telecamere, Iantorno spiega che, al momento, non sono previste nuove installazioni. «Piazza Gobetti è coperta e oggi le immagini si possono visionare in seguito agli episodi. Certo, si dovrebbe potenziare il controllo in tempo reale, ma gli occhi elettronici sono già un deterrente». Paolo Annoni

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