Insegnanti, boom di domande italiane in Canton Ticino

Ma trovare un posto non è semplice «Molti docenti precari chiedono informazioni su come andare in Ticino a insegnare. Il loro ragionamento è persino ovvio: se devo restare nell’incertezza, meglio farlo dove si guadagna di più». Il miraggio di uno stipendio in franchi e una solidità comunque maggiore spinge ormai molti insegnanti italiani a tentare la pista elvetica. La conferma giunge dalla segretaria della Cisl Scuola di Como e Varese, Adria Bartolich. «Il sistema ticinese – ha detto ieri la sindacalista ai microfoni di Etv – è in realtà diverso dal nostro, per lavorare oltrefrontiera occorre un’abilitazione». Il percorso, insomma, non è semplice. Ma sono sempre più numerosi i giovani italiani che tentano comunque di entrare nel sistema scolastico rossocrociato, in cerca di una stabilità e di uno stipendio migliori di quelli che potrebbe garantire loro il malandato mondo dell’insegnamento italiano. I numeri provenienti da Bellinzona avvalorano le considerazioni di Adria Bartolich. Secondo quanto scritto in una interpellanza presentata al governo cantonale dal deputato Popolare Democratico Claudio Franscella, «l’aumento del numero di candidature di persone provenienti dall’estero» è crescente. Rispetto all’anno scorso, le richieste di iscrizione alle graduatorie del personale docente in Ticino presentate da stranieri sono considerevolmente aumentate, «passando da 312 a 481». Per la prima volta, sottolinea il parlamentare del Ppd, le stesse domande «sono più numerose delle candidature di cittadini svizzeri: 465 quest’anno e 396 nel 2012». A detta del granconsigliere di Bellinzona, quindi, «non è quindi difficile concludere che, anche nella scuola, in particolar modo nella scuola media, media superiore e professionale, si è intensificata la pressione occupazionale proveniente dall’estero, in modo particolare dall’Italia». Frontalieri anche in cattedra, pure se con minori possibilità di farcela.