La città del degrado Il fenomeno più frequente di sera. E c’è chi invoca recinzioni e telecamere Déjeuner sur l’herbe. Ma non siamo in un dipinto impressionista né stiamo passeggiando per le sale del prestigioso Musée d’Orsay di Parigi. Ci troviamo al contrario, forse un po’ più prosaicamente, sul lungolago di Como. Città che per i suoi pregi si vorrebbe candidare tra i patrimoni tutelati dall’Unesco. Nei giorni scorsi, obiettivo digitale alla mano, abbiamo documentato lo stato di degrado dell’area compresa tra il Monumento ai Caduti di Giuseppe Terragni e il Tempio Voltiano di Federico Frigerio, una zona di particolare pregio che molti comaschi riscoprono insieme ai turisti nei giorni estivi, grazie alla sistemazione provvisoria della zona paratie che ha permesso a tanti di riappropriarsi della passeggiata sul lungolago. Una zona dove purtroppo il degrado (selciato divelto, scritte sui muri, spazzatura) si tocca con mano. Eppure, come ci è stato più volte segnalato in questi ultimi giorni dai lettori, molti riscoprono la zona con i suoi giardini un po’ troppo alla lettera. E così spesso si rischia di imbattersi, in particolare nelle ore serali ma anche durante la notte, specie durante i fine settimana, in «banchetti, picnic e libagioni» come recita una recente mail giunta in redazione, fatti «con arroganza e senza alcun rispetto delle aree verdi e storiche». Un lettore suggerisce di tornare alla vecchia ipotesi di recintare l’area, strategica per far sì che Como sia sempre più un polo turistico di valenza internazionale, oltre che dotarla di telecamere, e magari difenderla da squadre di volontari dato che non ha osservato «presenza di vigili urbani nelle ore serali e notturne».
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