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Santarella “Museo della Seta”. L’idea lanciata da una tesi appassiona via Castelnuovo

L’ex centrale termica della Ticosa Spostare il Museo della Seta nella Santarella, l’unico edificio dell’area Ticosa non abbattuto nel 2007 perché vincolato dalla Soprintendenza. Non è un sogno agostano ma un desiderio tanto concreto – tutto parte da una tesi di laurea in architettura che ipotizza tale spostamento – da aver spinto il presidente della struttura consacrata alla cultura tessile lariana, Luciano Guggiari (svolge le funzioni di vicario dopo la scomparsa in primavera di Giulio Pelandini), a visitare proprio la Santarella , centrale termica dell’ex tintostamperia di viale Roosevelt, in compagnia del presidente della Camera di Commercio Paolo De Santis. Non c’è un progetto esecutivo e non ci sono pertanto nemmeno finanziamenti ma l’ipotesi non è campata per aria. Uno dei modelli di riferimento, fa sapere il Museo della Seta di via Castelnuovo 9 (che totalizza circa 8mila ingressi l’anno e in agosto è regolarmente aperto), potrebbe essere il Musil, ossia il Museo dell’industria e del lavoro di Brescia (www.musilbrescia.it), la cui sede centrale sta sorgendo in una situazione analoga, nell’ex stabilimento Tempini. La continuità tra la memoria della seta e un edificio di archeologia industriale che fu “motore” di un opificio tessile potrebbe diventare decisiva qualora il Comune mettesse a disposizione la Santarella. Palazzo Cernezzi il mese scorso l’aveva scartata come sede del Museo Rivarossi dedicato alla storica azienda di ferromodellismo (lanciata dopo l’enorme successo della mostra “Rivarossi, capolavori di un mito italiano nel mondo” al Broletto), per le pessime condizioni dell’edificio e gli alti costi di ristrutturazione. Nei pressi della Santarella, peraltro, si è parlato anche di realizzare una centrale geotermica. Ma la destinazione museale non è peregrina. Finora usato come deposito posticcio per i carotaggi della bonifica dell’area infestata da amianto e agenti chimici, decaduto dopo controlli e recinzioni dal triste ruolo di albergo per sbandati, l’edificio è stato innalzato all’inizio del ’900 e prende il nome del suo progettista, l’ingegnere Luigi Santarella. È una sorta di “monumento” della moderna tecnica delle costruzioni in calcestruzzo. Durante la seconda giunta Bruni, nel 2008, il Comune aveva pensato di stringere un’alleanza con l’Accademia di Architettura di Mendrisio per richiedere circa 1 milione e 300mila euro di fondi europei a fondo perso – tramite un bando regionale – per farne una moderna sede espositiva. Allora si pensò potesse ospitare il primo museo dedicato all’opera dell’architetto razionalista Giuseppe Terragni. C’è comunque da sempre l’ipotesi di utilizzarla a scopi culturali e per il tempo libero. In passato come luoghi alternativi all’attuale sede del Museo della Seta si erano ipotizzati Palazzo Natta, l’ex Fisac e l’ex orfanotrofio di via Grossi.

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