I pareri raccolti ieri mattina Molti non si capacitano di tanta desolazione. «Ma le attività sono eccellenti» «È un grande dispiacere vedere l’edificio versare in questa situazione di degrado avanzato per me che sono nata e cresciuta a Muggiò». Queste le parole di una giovane mamma, Paola Zerenga, che, dopo aver trascorso la sua adolescenza a giocare al palazzetto sportivo, ora è costretta ad ammettere la tristezza del luogo. L’edificio oggetto di critiche e ricordi aspri è il palazzetto dello sport in via Sportivi Comaschi, di proprietà del Comune di Como. La struttura, che durante l’anno ospita gli allenamenti di molte associazioni sportive, nel periodo estivo è utilizzato dagli organizzatori del Coni per la realizzazione del progetto “Scuole aperte per ferie”, un centro sportivo multidisciplinare aperto ai bambini e ai ragazzi delle scuole elementari e medie. La maggior parte dei genitori non ha avuto l’occasione di poter visitare gli interni del centro sportivo e non conosce quindi la tragica condizione in cui si trovano ad essere. Soltanto Matteo Meroni, papà e poliziotto locale di professione, afferma di «essere già stato dentro il palazzo» e a malincuore sostiene che «se la struttura sportiva fosse nuova sarebbe meglio». Alcuni papà ammettono di «non essere ancora entrati all’interno – come afferma Renato Ronchetti – ma l’attività che viene svolta mi è stata consigliata perché le persone sono qualificate». Dello stesso parere Cosimo Romeo, il quale riconosce la fatiscenza dell’edifico ma esprime anche «il dispiacere che una struttura con così tante potenzialità venga lasciata andare “a ramengo”», e – circa il dubbio e la perplessità di iscrivere il proprio figlio all’“Educamp” afferma che «la professionalità e la bravura degli operatori mi hanno convinto». Le iscrizioni infatti sono state raccolte, come spiega Micaela Sotgia, a Como città e per questo motivo non ha «potuto visitare l’edificio, anche se dall’esterno ha notato «che la struttura è messa male». I genitori non sembrano esprimere timori circa la muffe alle pareti, l’odore sgradevole dei servizi, i soffitti pericolanti, i detriti abbandonati nel giardino esterno. Forse perché sanno che il palazzetto dello sport funziona solo in qualità di «punto di raccolta – come spiega Paola Lucchetti- mentre le attività sportive vengono svolte principalmente all’esterno, ovvero in piscina e sul campo d’atletica». Una scelta logica, soprattutto d’estate, ma dettata anche dal fatto che molte stanze dell’edificio sono off-limits tra porte chiuse a chiave, cancelli serrati, ostacoli che impediscono il passaggio, assi di legno a coprire le grosse buche nel terreno. Il Coni, infatti, ha ottenuto dall’assessorato alla Sport del Comune di Como il permesso di utilizzare l’ingresso per l’accoglienza dei bambini, il corridoio centrale per pranzare e fare merenda, e una grande palestra che, in linea generale, garantisce gli standard minimi di sicurezza per gli ospiti che, in caso di pioggia, potrebbero essere costretti a restare al chiuso. Anche le nonne più affezionate, come Luisa Bozzetti, accompagnano il nipote con animo sereno anche se dice: «Non so assolutamente com’è la situazione all’interno». Di fronte all’incapacità delle giunte comunali che negli anni si sono susseguite senza apportare alcun miglioramento al palazzetto, nonostante le tante promesse, qualche mamma, come Nicoletta D’Amico, ha voluto portare l’esempio del suo paese, Alzate Brianza, dove è stato costruito «un palazzetto dello sport molto bello e adatto ai bambini». Anche la struttura in questione è pubblica, «ma il mio paese – ha tenuto a ribadire la mamma – è un’isola felice per i più piccoli». La cittadella dello sport che sarebbe dovuta nascere ormai è un sogno infranto, ma i cittadini si aspettano che l’amministrazione scelga: chiudere o ristrutturare. Giorgia Amarotti
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