L’AUTORE Adalberto Borioli, maestro dell’incisione Adalberto Borioli (nella foto, click per ingrandire) è nato a Milano e ha studiato affresco presso la Scuola d’Arte del Castello Sforzesco. Dal 1962 il suo lavoro è stato presentato in numerose mostre personali e collettive in Italia e all’estero. Ha esposto tra l’altro nella Biblioteca Salita dei Frati (Lugano, 2008), nella collettiva Ludica – Quindici artisti e una matita (Palazzo delle Stelline, Milano 2009) e nell’ambito della Biennale dell’Incisione (Cremona, 2009). La sua attività di incisore inizia a Urbino nel 1980 e a contatto con gli incisori che vi operano ha realizzato diverse lastre. Nel 2003 ha firmato un’incisione per il testo teatrale di Mario Luzi Il fiore del dolore edito da “Archivi del ’900” di Milano. Numerose le sue opere d’arte edite da “Pulcinelefante” e da “Il robot adorabile” con aforismi e poesie di vari autori. L’OPERA A poco a poco la quinta stagione Lorenzo Morandotti Il Lario è magico, anche perché abitato da tante emozioni luminose. Non è forse azzardato dire che è dotato di una marcia in più: a ben vedere, ha cinque stagioni. Ma la quinta la sanno raccontare solo gli artisti. Un esempio viene dal percorso pittorico di Adalberto Borioli, che fa parte di quella fortunata categoria di poeti (nel senso etimologico del “fare”) innamorati della vita e dell’arte con la medesima intensità. Figura di spicco della scena culturale milanese, specialmente nell’ambito della scrittura in versi, Borioli – che nel suo curriculum ha anche un’intensa attività di musicista – offre alla nostra galleria un ciclo di acrilici su carta il cui nome collettivo è già una chiara indicazione di percorso e una precisa dichiarazione di poetica: E lentamente prende forma… Adalberto Borioli si è imbevuto delle atmosfere cangianti del Lario: conosce le acque plumbee del lago, i verdi intensi delle montagne, i bagliori del sole che si riverbera nelle atmosfere quasi traslucide che ha la fine dell’estate. E poi le improvvise spaccature, i repentini cambi di fronte. Nelle sue opere respiri l’ozono che impregna l’aria durante un temporale, ma al contempo assapori già il sorriso rigenerante di un tramonto dorato, in fondo alle chiostre di monti. Di questi toni e temi si è imbevuto fin da ragazzo, Adalberto, quando ha percorso in lungo e in largo il Lario in bicicletta, per poi tradurre queste fascinazioni cromatiche di matrice lombarda sulla superficie delle opere, mescolandole con altre di origine marchigiana. «È sempre come se camminassi con un paesaggio sotto i piedi – dice Borioli – ed è soprattutto un paesaggio mentale. Lavoro come un contadino che è alle prese con il proprio campo, percorro pian piano con lo sguardo la materia. L’importante è che sia di uno spessore lieve, delicato. Per questo molti miei lavori sono eseguiti con l’antica tecnica del pastello: devo sentire la mano che accarezza la superficie. I miei lavori sono una sorta di diario, non lavoro mai a una opera singola. È come un unico grande lavoro in progress: non tendo al capolavoro. Né credo all’opera di getto, o all’improvvisazione. Vorrei dare un senso a tutta la mia ricerca. E il senso profondo è questo: non dar vita e voce solo a un’immagine, ma a un’apparizione. Questo è per me il “lentamente prendere forma” di un lavoro pittorico. Ed è una ricerca accanita: mi ritengo, infatti, un insoddisfatto cronico». GALLERIA (clicca su una immagine per visitare la Galleria)
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