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Valerio Gaeti

L’AUTORE Valerio Gaeti, un maestro in cattedra Valerio Gaeti è nato a Guidizzolo (Mantova) nel 1951. Giovanissimo si è trasferito a Cantù, dove ha frequentato l’’Istituto Statale d’Arte e ha avuto tra gli insegnanti Giuliano Vangi. Nel 1974 ha concluso gli studi artistici all’Accademia di Belle Arti di Brera con Alik Cavaliere. Alla ricerca artistica ha affiancato una lunga attività didattica proprio nelle scuole che lo hanno visto allievo: prima all’Istituto Statale d’Arte di Cantù e poi all’Accademia di Belle Arti di Brera, nel dipartimento di Design diretto da Ugo La Pietra. Oggi insegna Pittura all’Accademia di Belle Arti “Aldo Galli” di Como. L’OPERA Un catalogo del creato in forma di poesia Lorenzo Morandotti Tutto è vanità , recita il titolo dell’opera di Valerio Gaeti scelta per la nostra galleria. È una grande scultura del 2001, in legno, tela, fiori e grafite. Fa parte di un ciclo dedicato all’Ecclesiaste o Qohélet, uno dei libri più intensi dell’Antico Testamento, in cui si legge appunto la famosa frase «Vanitas vanitatum», per significare che tutto non è altro che cosa vana, fatua. I fiori che Gaeti inserisce in questa opera sono stati raccolti nel Triangolo Lariano. Non è un vezzo di nostalgia localistica ma una precisa scelta di campo. Fin dall’inizio del suo percorso Gaeti vuole catalogare il caos del creato, salvare di quella vanità globale di cui si diceva almeno un simulacro, un simbolo, una presenza. È l’umiltà francescana di chi ama il creato e nel profondo avverte appunto la finitudine come orizzonte dell’umana esperienza. E lo traduce in una operatività incessante, legata al luogo in cui essa si esprime e ai materiali che tale luogo concede. Un’attitudine che anzi incarna lo stesso “spirito del luogo” nella sua essenza. Gaeti ha imparato giovanissimo, negli anni Settanta, l’arte dell’intagliatore in Brianza, e con quel lavoro si è peraltro mantenuto negli studi d’arte in Accademia. Quindi c’è nel suo percorso una fortissima matrice artigiana. Poi Gaeti si è legato sempre più alla natura. Dal legno di tiglio dei mobili canturini è passato ai rami di robinia e al midollino (anche per le scenografie che ha firmato per il Teatro Artigiano di Cantù), immaginando che un manufatto della filiera dell’arredamento fosse reso scheletrica casa di insetti e animali selvatici, in un ipotetico ritorno nella natura. Dagli anni Novanta in poi, l’elemento naturale è stato sempre più preponderante nei suoi lavori a cavallo tra pittura e scultura. La sua è una sorta di catalogazione continua del creato che ha tra l’altro una forte dimensione etica e anche un ruolo terapeutico, come invito a ripensare il proprio mondo interiore. Su questa stessa lunghezza d’onda, Gaeti propone fino a novembre Il male è banale (una scultura-installazione con valigia di cartone con doratura, ottone, tela, ricami a computer, rami di robinia), al Museo Wlokiennictwa di Lodz, in Polonia, ospite del 14° “International Triennial of Tapestry”, dove la cruda e dura memoria delle persecuzioni naziste convive con la leggerezza della poesia. GALLERIA (clicca su una immagine per visitare la Galleria)

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