Matteo Galvano

L’AUTORE Matteo Galvano, il mondo in punta di biro Matteo Galvano (nella foto di Marco Besana, click per ingrandire), nato a Como nel 1983, si è diplomato a Cantù, all’Istituto d’Arte “Fausto Melotti”. Il suo strumento principale di lavoro è la penna biro, creata da László József Bíró nel 1938, anno che, casualmente, contiene le medesime cifre presenti nella stessa data di nascita dell’artista comasco. La cui ricerca dal 2002 a oggi si è evoluta di pari passo con la sua abilità nell’uso della biro. È una tecnica particolarmente difficile che richiede molta precisione nel tracciare a mano libera innumerevoli segni e tratti, ora più intensi, ora più leggeri. Nel 2010 Galvano si reca a New York ed è questo viaggio che imprime una svolta decisiva alla sua ricerca artistica, già maturata anni prima nei suoi studi sulle architetture del territorio lariano. Dal 16 al 30 maggio Galvano esporrà nella ex filanda “La Palazzina” di Erba, oggi denominata “Opificio Zappa”. L’OPERA Politeama, tesoro lariano per le generazioni future Lorenzo Morandotti Accartocciato e poi messo “in pulito”: le due facce del Politeama in una provocazione all’insegna dell’arte. Chi ci segue con assiduità sulla carta e sul web e vede crescere settimana dopo settimana la nostra galleria d’arte, ha capito che ci interessa sbirciare negli atelier degli artisti che si lasciano ispirare dal Lario e dalle sue innumerevoli suggestioni e se possibile pubblicare qualche inedito. Oggi abbiamo la possibilità di compiere una impresa duplice. Da un lato abbiamo “strappato” a Matteo Galvano l’anticipazione di una futura mostra con un interessante “dietro le quinte” ossia il bozzetto di un’opera finita, che presentiamo in un dittico. Dall’altro l’iniziativa permette di sottolineare ancora una volta – grazie alla creatività di un maestro lariano – una delle sfide di Como. Ossia il presente e soprattutto il futuro dell’ex cineteatro Politeama di Como in piazza Cacciatori delle Alpi. La cui vicenda vede ancora molto lontana una soluzione che sia compatibile con le esigenze di sviluppo di una città votata al turismo culturale. E che possa contare soprattutto sugli ingenti fondi necessari al restauro. Galvano sperimenta soprattutto con la penna biro, uno strumento apparentemente sempliche che però gli consente soprattutto di evocare, come un rabdomante o uno spiritista, l’essenza delle cose che rappresenta. Qui partendo dal progetto iniziale, irto di segni e di tracce, ha operato soprattutto per sottrazione, restituendo l’anima al monumento e alla complessità dei suoi significati – opera pioneristica in cemento armato, culla delle arti e poi simbolo del degrado – collocandoli nella storia e nel contesto urbano e restituendoli come patrimonio per le generazioni future. L’opera finita è del 2011 e si intitola CO10 (biro nera su carta cotone), il bozzetto invece si intitola CO10 – Bozzetto di studio (biro nera su carta e tecnica mista). GALLERIA (clicca su una immagine per visitare la Galleria)