Paolo Bettini: «I miei ricordi sul Lario»

Il commissario tecnico della Nazionale parla dei successi ottenuti e degli amici comaschi «I miei ricordi comaschi? È un po’ come nella vita… sono belli e brutti». Parole di Paolo Bettini, commissario tecnico della Nazionale di ciclismo e grande ex del pedale. Tra i suoi successi, due Mondiali, l’oro olimpico ad Atene nel 2004 e due “Lombardia”, con arrivo in città, in piazza Cavour. Un grande personaggio, che volentieri apre il libro dei ricordi legati ad esperienze e amici lariani. «Beh, se ripenso a Como, ovviamente mi vengono in mente i successi al Giro di Lombardia – spiega Bettini – Una gara collocata a fine stagione, molto faticosa, dove molto spesso abbiamo trovato pioggia e ci siamo presi tanta acqua». «Nel 2005 mi ricordo l’arrivo in volata – aggiunge – mentre nel 2006 fu un successo particolare». In molti, quel giorno, si sono commossi nel vedere il campione toscano arrivare solitario in lacrime. «Pochi giorni prima era morto mio fratello Sauro – spiega Bettini – e quel successo fu tutto per lui. Ma allo stesso tempo da quella vittoria era arrivato un messaggio importante, che nella vita bisogna guardare avanti e che bisogna cercare di essere positivi, anche nelle circostanze più difficili». Da due stagioni il Giro di Lombardia non arriva più a Como, ma a Lecco. «Sono due finali differenti – afferma ancora il commissario tecnico della Nazionale – Quello di Lecco, dopo il Ghisallo, è più “soft” e concede margini di recupero. Cosa che con il traguardo a Como era ben più difficile, perché, dopo il Ghisallo, c’erano le scalate di Civiglio e San Fermo. E dopo 250 chilometri di gara posso garantire che erano davvero micidiali». Ma Paolo Bettini quale arrivo dei due preferisce? «Io sono di parte – risponde sorridendo – Ma non posso non prediligere quello sul lungolago di Como, visto che lì ho vinto due volte». Ma, oltre ad aver scritto importanti pagine di storia sul Lario, dalle nostre parti l’ex ciclista ha veri amici, come Claudio Pecci, ex medico della Nazionale di ciclismo, e il corridore Luca Paolini. Pecci e Bettini si sono visti di recente a Olgiate Olona, all’inaugurazione del nuovo centro Mapeisport. «Conosco Claudio da anni – afferma – Era il mio medico alla squadra Asics, nel 1998, quando conquistai il mio primo successo da Professionista, a Losanna, al Giro di Romandia». «Poi ho lavorato con lui alla Mapei e in Nazionale – aggiunge Bettini – Potrei raccontare mille aneddoti: ma la prima immagine che mi viene in mente è quella del Mondiale di Salisburgo nel 2006: dopo la mia vittoria Pecci fu la prima persona che abbracciai, si vede chiaramente nelle immagini televisive. Il problema è che stavo anche alzando la bicicletta e gliela scagliai in testa…». C’è poi Luca Paolini, altro comasco, con cui, al di là del rapporto di lavoro, c’è una sincera amicizia. «Ci siamo conosciuti nel Team Mapei nel 2000 – afferma il c.t. azzurro – Abbiamo condiviso tanti momenti assieme e in albergo eravamo sempre nella stessa camera. Posso dire che è stato fondamentale in tanti miei successi». E non è un caso, infatti, che da quando è commissario tecnico, Paolo Bettini abbia affidato proprio a Paolini il ruolo di regista della sua squadra. Ma, tornando al discorso di Como, il due volte campione del mondo si concede una ulteriore riflessione. «Sono tornato spesso sui percorsi che mi hanno regalato tante soddisfazioni, ma in questo caso in macchina. E i ricordi sono tanti: perché noi ciclisti leghiamo i luoghi a quello che abbiamo fatto. Quindi, in un determinato punto, magari ci ricordiamo che siamo scattati o che magari ci hanno raggiunto. Mi capita spesso, in Italia, in Europa e anche nel Comasco». «Si rivede un po’ la vita da corridore – conclude Bettini – e si rivive il ciclismo con tranquillità rispetto a quando prevaleva l’agonismo. Momenti che poi è bello raccontare agli amici, magari davanti a una tavola imbandita; un giorno davanti a un camino farò lo stesso con i miei nipoti». Massimo Moscardi