Giuseppe Coco

L’AUTORE Giuseppe Coco, lavori in superficie e opere pittoriche a tre dimensioni Giuseppe Coco (nella foto, click per ingrandirla) nasce a Randazzo (Catania) nel 1954. Si forma all’Accademia di Brera e dal 1984 si dedica esclusivamente all’arte. Nel 2003 ha esposto all’ex Ticosa di Como il progetto Carichi dispersi. Ha inoltre creato l’allestimento della rassegna di arte tessile internazionale “Miniartextil”. La produzione pittorica di Coco, che diventa installazione a tre dimensioni, si caratterizza per l’intenso lavoro sulle superfici, con l’uso di smalti, inserti, proiezioni fotografiche e supporti architettonici. Il suo sito Internet è L’OPERA Memorie d’infanzia nella stanza dei giochi Katia Trinca Colonel Giuseppe Coco, di origini siciliane, si è fermato sul Lario circa un decennio fa, dopo un lungo peregrinare tra Francia, Milano, Svizzera e resto del mondo. «Arrivato a Como ho visto il lago – racconta – e ho deciso di stabilirmi qui». Da allora, nonostante sia molto più apprezzato all’estero che in Italia, molte sue opere (tra cui l’installazione Ophelia , “racconto sull’amore rubato” che l’artista porterà, in giugno, al Broletto) risentono l’influsso di quello specchio lacustre che lo ha trattenuto a sé. L’opera riprodotta qui accanto fa parte di Sara Mili – La Stanza dei Giochi , progetto composto da una serie di opere pittoriche e installazioni che Giuseppe Coco ha dedicato alla piccola figlia Sara Mili. Composta di 9 quadri, questa parte di “Stanza” ha in sé un richiamo all’iconografia delle pale d’altare di medievale memoria, con il legno a fare da materia di supporto e con l’aura di sacralità legata alla memoria dell’infanzia di cui è intrisa. L’opera è dunque una narrazione per quadri in cui ciascuna “scatola” fa opera a sé richiamando, nel contempo, il racconto nel suo insieme. In un riquadro vediamo rocchetti di filo di un blu brillante a richiamare il lago e la sua vocazione alla seta e poggiato sopra sta un ritratto di Pablo Picasso nel suo studio, l’artista che disse di sé: «A quattro anni dipingevo come Raffaello, poi ho impiegato una vita per imparare a dipingere come un bambino». Cavallini, macchinine, fischietti, biglie rievocano con prepotenza fisica i colori e i suoni dell’infanzia, quelle grida gioiose che rimbalzano nella memoria, spesso imprigionate nel ricordo, e la cui eco si riverbera ancora nelle intime stanze dei nostri pensieri. E poi, il racconto continua: una barchetta di carta, una cartolina di fiori, una cornice vuota dentro cui entreranno le immagini d’amare e magari poi stracciare, una scarpa blu… la strada ancora da fare, con la speranza di percorsi felici. Insomma, Sara Mili – La Stanza dei Giochi è un microcosmo ricco di suggestioni e rimandi, un favola polverosa e poetica da sfogliare pagina dopo pagina, e dentro la quale, ciascuno, può ritrovare un pezzetto della sua infanzia. Con velata malinconia e un pizzico di rimpianto. GALLERIA (clicca su una immagine per visitare la Galleria)