«Tra i quaranta e i sessant’anni molte persone tentano di costruire un rapporto affettivo» L’attesa è di pochi minuti, giusto il tempo di osservare la piccola sala. Spicca la fotografia di una coppia matura che si scambia un tenero bacio. Sotto c’è la dedica a Elena, la titolare della sede comasca di Meeting, agenzia per single, con sede in via Milano. Elena Giovanelli è una bella donna di origine milanese, da tre anni impegnata sul Lario nell’attività che tenta di accendere la scintilla dell’amore. Pochi lo immaginano, ma un buon numero di persone sole cerca di superare questa condizione rivolgendosi ai professionisti del settore per un aiutino. Cambiano le epoche, nella società contadina esisteva la figura del sensale di matrimoni, un mediatore che combinava le nozze e riceveva in compenso una camicia o, nei casi migliori, un cappotto. Qualche film del regista Pupi Avati lo ricorda. Oggi la consulenza finalizzata all’incontro ha modalità più rigorose e raffinate. Elena Giovanelli accetta di parlarne nel colloquio che segue. Quali sono le tappe della vostra consulenza? «Il primo atto è la telefonata di chi chiede informazioni. Segue l’appuntamento in agenzia. Qui, attraverso un colloquio, cerco di cogliere le esigenze di chi si presenta. Questo è un momento fondamentale, in occasione del quale possono scattare l’empatia e la fiducia. Segue l’iscrizione che dà diritto all’erogazione di una serie di contatti trimestrali. Se in seguito a questi avviene l’incontro con la persona giusta, i diretti interessati devono chiedere la sospensione dei contatti». Ecco dunque spiegato l’iter. La molla per il colloquio in agenzia, in genere, scatta nei single in base all’interesse per uno dei profili di persone proposti in apposite pubblicazioni, nel rispetto della privacy, tanto da utilizzare nomi di fantasia. Solo con l’eventuale iscrizione ci si accolla il costo della consulenza. Offrite anche servizi diversi da quelli finalizzati all’incontro di una potenziale coppia futura? «Sì, proponiamo eventi: ritrovi, pizzate con balli, corsi di yoga, crociere». Quali doti umane e professionali occorrono per svolgere un’attività che aiuta le persone a incontrarsi e, potenzialmente, a far scattare la scintilla di un’unione? «Una buona dose di sensibilità e la predisposizione all’ascolto, più la capacità di comunicare». Qual è la difficoltà maggiore che incontra con l’altro sesso chi si rivolge a voi? «Vorrei sfatare l’idea che sceglie questa via chi ha un problema fisico o psicologico. Farei un discorso sulla qualità dei rapporti. C’è chi arriva a un punto della propria vita in cui si accorge di non riuscire a trovare i presupposti per mettersi in gioco e per costruire un’autentica relazione affettiva. Tra coloro che si rivolgono a me ci sono anche manager e, comunque, persone che non intendono più perdere tempo in incontri su basi sbagliate. Nelle mie consulenze insisto sempre su questo punto: chi ci sceglie parte da questa base di interesse comune. Purtroppo viviamo in una società che manca di consistenza». Vengono qui più persone di sesso maschile o femminile? «Dipende dai periodi. Nel complesso direi che l’accesso è paritario». E per quanto riguarda l’età, qual è la fascia prevalente? «Tra i quaranta e i sessant’anni. È in quel periodo della vita che molte persone decidono di costruire o ricostruire dopo una separazione. Quello non è più il tempo in cui si va in discoteca, quanto meno con lo spirito d’avventura tipicamente giovanile». Esiste un fenomeno che riguarda le persone di cittadinanza straniera (penso a donne che vorrebbero affrancarsi dalla povertà e sposerebbero volentieri un italiano)? «Sì, avvengono diverse chiamate da stranieri che, per lo più, leggono annunci su giornali gratuiti, ma si tratta soprattutto di uomini. Poi, però, non intraprendono il percorso che proponiamo per mancanza di risorse». Utilizzate cataloghi dai quali emergono determinate caratteristiche, soprattutto fisiche, di candidati e candidate? «No. Nei modellini per le iscrizioni c’è lo spazio per specifiche preferenze, che magari riguardano l’altezza o il peso delle persone, ma non utilizziamo cataloghi. Ho sempre trovato persone di buon senso, a parte pochi casi in cui vengono fatte richieste esplicite». Come vi accorgete se chi si rivolge a voi ha propositi distorti? «La consulenza serve proprio a questo. Noi chiediamo documenti che attestino lo stato civile libero e, in aggiunta a questi, un’autocertificazione. Se c’è fraintendimento, questo emerge subito, fin dalla prima telefonata che ci viene fatta». Come valuta la risposta di Como al vostro servizio? «A Como c’è una buona predisposizione, pur con una nota di iniziale diffidenza. Ma credo che sia in via di superamento. Registro un incremento di interesse e di richieste». Può raccontare una storia sorprendente a lieto fine? «Sì, penso a due signori, oltre 70 anni lui, 65 lei, che desiderava conoscere uomini più giovani. Ho invitato la signora a incontrare comunque quell’uomo. Ha accettato e adesso sono fidanzati. Mi hanno spedito una cartolina dalla Riviera Ligure. Sono contenti». Qual è la maggiore soddisfazione del suo lavoro? «Il buon esito di un incontro che sfocia nel fidanzamento». Marco Guggiari
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