L’AUTORE Sergio Orlando, la Valle Intelvi nel cuore Sergio Orlando (nella foto, click per ingrandire) è nato a Como nel 1939 e ha trascorso l’infanzia in Valle Intelvi, luogo d’origine di alcuni dei suoi progenitori, i Carloni, antica stirpe di artisti. Amico e compagno di scena dell’attore Gian Maria Volonté, nel 1966 ha lasciato il teatro per dedicarsi alla pittura. La prima personale è del 1970 a Milano, dove oggi l’artista lavora alternando lunghi soggiorni nella patria intelvese. Tra i suoi estimatori, lo scrittore Dino Buzzati, il critico Carlo Bo e il direttore del “Corriere della Sera” Ferruccio de Bortoli. L’OPERA L’anima dipinta delle cose Renzo Tramaglino in fuga, nei Promessi Sposi: «Cammina, cammina, presto o tardi ci arriverò. L’Adda ha buona voce». E, all’apparire della via che rappresenta la salvezza, «fu il ritrovamento di un amico, d’un fratello, d’un salvatore». Trasferire sul piano iconografico la stessa precisa consonanza tra la voce del paesaggio e il sentimento di chi lo contempla, la conoscenza precisa dei luoghi che si fa dettato di memoria e di esperienza, non è esperienza per tutti. Specie se è un punto d’avvio per costruire forme compiute e autonome, che non si limitino alla pura intermittenza del cuore. Avviene con Sergio Orlando, erede autentico per stirpe e vocazione dei Magistri Cumacini, che nel segno dell’essenzialità sa interrogare il “genius loci” (in un lembo di lago, in un paesaggio intelvese con rustici e cascine e anche in una natura morta). E nel farlo ha sempre l’obiettivo di sondare “l’anima delle cose”, come notò lo scrittore Guido Piovene. La stessa cifra stilistica spicca negli inediti che il pittore offre a Lario ad Arte. Orlando si appresta a pubblicare in primavera, con Giorgio Mondadori, una nuova monografia: un centinaio di pagine con 60 illustrazioni dal titolo appunto L’anima delle cose. Vi confluiranno testi di poeti e critici: Giuseppe Conte, Maria Luisa Spaziani, Sergio Zavoli e Gian Marco Walch. Il dipinto di Orlando cui diamo spazio oggi è un olio su tavola del 1996, s’intitola Paesaggio con Monte Generoso e fa parte della collezione Gorio. Un orizzonte, un caseggiato e un viottolo in pieno sole: evocano l’equilibrio tra le dense striature che disegnano i rilievi e la presenza umana, che la composizione rende però armoniosa. E, su tutto, quel cielo di Lombardia «così bello quand’è bello», direbbe don Lisander. Un’opera, quella di Orlando, che invita a «cingersi intorno» il paesaggio (come recita una poesia di Andrea Zanzotto) per rispettarlo e per difenderlo. GALLERIA (clicca su una immagine per visitare la Galleria) JoomlaWorks “Simple Image Gallery Pro” Plugin (v2.5.7) starts here View the embedded image gallery online at: JoomlaWorks “Simple Image Gallery Pro” Plugin (v2.5.7) ends here
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