Il “Tasèll” e piazza Cavour, oltre mezzo secolo di storia

Il luogo simbolo di Como e i suoi guai raccontati da chi ha visto tutto Presidia piazza Cavour da oltre mezzo secolo. Ne ha viste tante e al suo occhio vigile nulla sfugge: fatti e anche misfatti, che ultimamente prevalgono. Si pensi al muro, ai problemi con il cantiere delle paratie, a indesiderati ospiti come topi e liquami. Gianni Grammatica, detto “Tasèll”, è la vera memoria storica di questo pezzo di terra rubato al lago dalla mano dell’uomo. I confini del suo ufficio di noleggio barche e servizio motoscafi sono atipici: dietro di sè l’acqua del Lario; davanti quello che dovrebbe essere il salotto buono di Como. Berretto in testa, viso cotto dal sole, non dimostra i 73 anni che ha. Parla volentieri e, di tanto in tanto, prende una borsa ed estrae un documento o un articolo di giornale per avvalorare le proprie tesi. Da quando lavora in piazza e da quante generazioni? «Io, personalmente, da 55 anni. La ditta, però, è nata nel 1893. Siamo arrivati alla quarta generazione: da mio nonno, a mio padre, a me, ai miei figli?». Lei ha un punto di osservazione straordinario e ne ha vissute di storie in piazza. Cosa ricorda di più? «Davvero tante vicende e un sacco di personaggi. In anni recenti il più importante è stato Papa Giovanni Paolo II. Molto prima ricordo il primo ministro tedesco Konrad Adenauer, o l’attore Clark Gable, mio cliente, come George Clooney». Ricorderà le piene e le esondazioni. Qual è quella che l’ha colpita di più? «Quella del 1976. Non fu la più abbondante, ma nessuno si aspettava il lago in piazza. Nessuno era preparato a un innalzamento così repentino e di quel livello. Gli effetti furono pesanti. Ricordo di essere andato di notte alla foce del Cosia con l’assessore Santino Cairoli. Tremava il pavimento per la furia dell’acqua. E pensare che i vecchi un tempo dicevano: “Speriamo che esca il lago perché poi arriva il bel tempo”?». Piazza Cavour un tempo era porto. Fu riempita per volere del governo austriaco. L’attuale assetto risale al 1869. Forse il lago, ogni tanto, vuole riprendersi ciò che era suo? «Questo è solo un modo di dire. La verità è un’altra e cioè che Como, storicamente, ha perso una serie infinita di occasioni che avrebbe potuto cogliere al volo». Tra i guai di piazza Cavour c’è anche la subsidenza. Scivola verso il basso. Dati alla mano, dal 1994 al 2012 è sprofondata di 7,4 centimetri. «Questo fenomeno riguarda tutta la fascia a lago dalla funicolare all’Aeroclub. Sono stato a Città del Messico, che è costruita su una conca anticamente occupata da un sistema di laghi poi prosciugati. Lì il fenomeno della subsidenza è molto più pesante a causa dello svuotamento del bacino sottostante. Ma anche da noi, almeno in parte, è dovuta all’eccessivo sfruttamento dell’acqua». Un tempo si parcheggiava in piazza Cavour. Il Comune disse basta nel 1970. E dal 1974 è stato interdetto il traffico. La piazza ha cambiato volto, ma non ne è mai scaturita una vera identità. «Togliere le macchine è stato giusto, ma si sarebbe dovuta realizzare finalmente una bella piazza. Invece, non è andata così? E’ sempre mancata la volontà politica. Guardi i lampioni: sono da autostrada. Quelli che c’erano prima avevano un senso. E la vegetazione? Io ricordo giardinetti più belli e aggraziati, con il cordolo; l’aiuola davanti all’hotel Barchetta che formava la data con giorno, mese e anno utilizzando i fiori? Basta guardare le fotografie di tanti anni fa?». L’arredo urbano qui è sempre stato un problema. Dalla fontana di Biagio Catella datata 1872, con le Naiadi nude, che scandalizzò e fu venduta e che oggi fa bella mostra di sé nel Bronx Park di New York, alla singolare provocazione di Ico Parisi che nel 1991 fece allestire in piazza Cavour un cubo di cemento con dentro un’Alfa Romeo imprigionata. «Io credo che Ico Parisi volesse semplicemente dire una cosa: “Cosa facciamo di questa piazza?”. E non dimentichiamo le balle di rifiuti portati qui per un’altra provocazione». E oggi? «Veda lei. C’è questo disastro con il cantiere delle paratie? E pensare che nel 1990 l’ingegnere Felice Rusconi bocciava già questa ipotesi sulla base di precise obiezioni, frutto di studi con i fiocchi. Possiamo solo sperare di uscire da questa situazione. È anche un discorso di immagine, oggi oscena». I turisti cosa dicono? «Quelli che arrivano a Como senza sapere da quanto tempo siamo ridotti così non fanno alcuna obiezione. Vedono che c’è un cantiere. Presumono che si stia lavorando. L’indignazione subentra quando scoprono che questa situazione dura ormai da cinque anni». Qual è il turista migliore? «Il cliente giapponese è un signore. Ha un comportamento e un’educazione eccezionali. È rispettoso di tutti». Qual è la sua ricetta per una piazza ideale? «Il segreto sarebbe togliere il traffico dal lungolago. Ne scaturirebbe la passeggiata più bella del mondo. Ma non mi chieda come fare. Questo è compito dei tecnici. Loro devono studiare la soluzione». Resta il tempo per una battuta sullo stato del lago: «Scandaloso – chiude il Tasèll – Manca totalmente il senso civico. E pensare che i vecchi barcaioli erano soliti legare una bottiglia a una corda e calarla nel lago. La immergevano a due metri di profondità, poi tiravano la corda per recuperarla e bevevano tranquillamente l’acqua. Noi ci ritroviamo scritte di vandali anche sulle barche». Il colloquio è finito. Un’anatra si avvia nella sua personale piscina, lo spazio di un copertone ancorato a riva. Felice e buffa, sguazza a testa in giù nell’acqua. Marco Guggiari