Erbacce e sporcizia nel vecchio Sant’Anna. Quando diventa buio camminare fa paura

Erbacce e sporcizia nel vecchio Sant’Anna. Quando diventa buio camminare fa paura

Più ci si addentra nell’area dell’ex Sant’Anna più aumenta il degrado Più ci si addentra nell’immensa area dell’ex ospedale Sant’Anna, più si ha l’impressione di allontanarsi dalla realtà. Più si sale verso l’alto, in direzione dei vecchi padiglioni, più si infittisce la vegetazione, regna il degrado e la sensazione è di totale abbandono. All’ombra del Baradello che svetta lassù in cima, ormai gran parte degli edifici del vecchio presidio di via Napoleona sono chiusi e in evidente stato di incuria. Proprio dove dovrebbe nascere – in un futuro ancora nebuloso – la cittadella sanitaria, oggi si muovono i pazienti dei vari ambulatori attivi nel monoblocco. Rivolgendo lo sguardo verso l’alto, i sette piani più alti della vecchia, imponente struttura, mostrano diverse ferite. Alcune finestre malandate, tapparelle non sempre in perfette condizioni e segni di infiltrazioni. All’interno, invece, al pian terreno, merito di alcuni lavori di ritocco, la sensazione è di efficienza. Ma salendo i piani, ci si allontana lentamente da questa prima impressione. E se dal livello più alto si inizia a scendere a piedi, ecco comparire, nonostante gli ambulatori dell’azienda ospedaliera Sant’Anna funzionino a pieno ritmo, segnali di incuria. Mancano gli interventi di ordinaria manutenzione. Sporcizia negli angoli, porte bloccate e finestre rotte conferiscono un’atmosfera non propriamente sicura. Situazione che si aggrava di sera quando cala il buio. Al settimo piano ci sono anche gli studi di alcuni professionisti che ricevono su appuntamento. Diversi pazienti si sono trovati a dover uscire dal vecchio monoblocco verso le 19 e hanno dovuto camminare all’interno di un edificio non sempre ben illuminato, con gli ascensori spesso fuori servizio che costringono a una lenta discesa per le scale che poi si conclude, nella maggioranza dei casi, con un ulteriore passaggio non proprio tranquillizzante lungo la passerella che collega l’area di via Napoleona all’autosilo della Valmulini, altro gigante di cemento che, dal trasloco dell’ospedale a San Fermo della Battaglia, si è definitivamente desertificato. E passando di piano in piano nel monoblocco si nota come tutti i locali ormai non più operativi siano stati chiusi. Serrati in attesa di tempi migliori. Ma forse è proprio all’esterno del monoblocco, intorno alle palazzine che un tempo ospitavano gli altri reparti e i vari servizi sanitari, che la situazione peggiora. Appena si volta l’angolo, ci si immerge in una realtà ancor meno funzionale. Una situazione che continua, inesorabilmente, a peggiorare e che consegnerà ai futuri ospiti della cittadella una zona tanto ampia quanto decadente. La vegetazione, in ogni angolo o spazio verde, sta ormai crescendo a dismisura. E in alcuni punti, l’erba e le piante occupano e nascondono anche i posti per le auto. I mezzi parcheggiati dove capita sono invece una costante di sempre. Come ai tempi della piena funzionalità dell’ospedale, anche oggi si scorgono auto lasciate in sosta ovunque. A volte anche in posizioni decisamente scomode, arrampicate sulla vegetazione. Sempre più in alto, dietro il padiglione di pediatria, compare una casetta per i gatti, super attrezzata. In un vecchio ripostiglio, ormai assolutamente inutilizzato e in avanzato stato di abbandono, hanno preso dimora 4 splendidi gatti che stesi al sole, in mezzo alle foglie, attendono i pasti, portati ogni giorno da una mano amica. Intorno al rifugio, infatti, troneggiano diverse scatolette di cibo per animali. E pensare che i felini avrebbero il loro bel da fare a giudicare dalle numerosissime trappole con le esche per topi disseminati in tutta la zona. Proseguendo la salita, si arriva alla fine in prossimità del vecchio obitorio dove l’erba inizia ormai a spuntare anche dall’asfalto e ha creato una barriera invalicabile davanti all’ingresso della chiesetta, un tempo aperta ma oggi in evidente stato di abbandono. Le ultime scoperte balzano davanti agli occhi, scendendo verso l’ingresso principale. In un angolo, dietro l’edificio adibito anche a scuola per infermieri, in un cortiletto troneggiano due ripostigli contenenti vecchie bombole di ossigeno. Ovviamente i lucchetti sono rotti, i cancelli aperti e le bombole facilmente asportabili, ammesso che siano ancora in qualche modo utilizzabili. Poco oltre, un vecchio motore diesel conferisce un’impressione ancor più realistica di degrado. Questa la realtà attuale dell’immenso complesso che in futuro dovrebbe ospitare la cittadella sanitaria. Uscendo dall’ingresso principale non si può infine non notare un ultimo particolare stonato. La vecchia portineria di via Napoleona è chiusa. Un cartello informa che per utilizzare il montascale elettrico per disabili, installato per accedere agli uffici situati subito dopo l’ingresso, bisogna rivolgersi alla nuova portineria. Traducendo: si deve superare un’altra porta, spingersi all’interno del monoblocco e chiedere l’intervento di un addetto che, insieme all’utente, dovrà tornare indietro, verso l’ingresso, e avviare il montascale. Per poi rifare l’intera procedura. Fabrizio Barabesi