Lungolago che sprofonda, l’autunno amaro di Como

Residenti e commercianti infuriati. E tra 897 giorni arriverà l’Expo 2015 Da Forte Apache alla Fossa delle Marianne. La sensazione è questa, se si percorre il lungolago da piazzale Sant’Agostino ai giardini a lago. Nel primo tratto, fino a piazza Cavour, la staccionata in legno che oscura la visuale «ricorda un vero fortino dove noi siamo i prigionieri», sbotta uno dei tanti commercianti che ormai da anni convivono con questa situazione. Poco oltre, a ridosso di quello che ormai è più noto come lungolago Zambrotta, l’ultima sorpresa. Il dislivello, di altezza anomala, che si è creato tra la pavimentazione grezza del primo lotto delle paratie e la sede stradale diventa sempre più profondo. Un inabissamento che supera i 50 centimetri. Mezzo metro che allarma il sindaco Mario Lucini e getta sempre più nello sconforto, innanzitutto, commercianti e residenti fronte lago. Ma che indigna tutti i comaschi. E ciò che preoccupa ancora di più sono le parole del primo cittadino che ha espresso perplessità. «Non sarà semplice trovare una soluzione architettonica e funzionale per colmare il dislivello – ha detto nelle ultime ore sempre Lucini – Si tratta di un problema di difficile gestione». Questa dunque l’ennesima brutta notizia che spazza, in queste ore, il fronte lago. Una situazione sempre più complessa che a 897 giorni dalla partenza di Expo 2015 – come certifica l’impietoso conto alla rovescia presente sul sito istituzionale della manifestazione – offrirebbe, ai milioni di turisti in arrivo in Lombardia, una città senza un lungolago. Diverse dunque le criticità. Anche perché – per quanto riguarda il dislivello – se non venisse notevolmente rialzata la sede stradale, per avvicinarla in altezza al livello del primo lotto, la visuale verso il lago non sarebbe delle migliori. «È veramente una situazione che ha sempre più dell’incredibile. Nessuno se ne è accorto? Non ci si crede. Io stesso ho notato, come tutti quelli che ci passano, un lento ma progressivo sprofondamento – dice Nando Monti della pasticceria Monti – Personalmente mi sembra anche più alto di 50 centimetri questo scalino». Amara la conclusione. «Purtroppo, non si potrà che andare sempre peggio. Come risolvere la situazione? Non ne ho idea. Mi sembra però che anche chi dovrebbe avercela, brancoli nel buio», conclude Monti. «Altro che sprofondare la strada. Qui stiamo assistendo, infuriati ma altrettanto impotenti, alla lentissima agonia di Como – interviene Franca Nives Scavino – Oltrepassata piazza Cavour si inciampa nel dislivello mentre qui davanti non si vede il lago. Giudicate voi come siamo messi. E come possiamo lavorare in simili condizioni». E non c’è bisogno di avere un’attività commerciale fronte lago per rendersi conto dell’emergenza. «È una vera indecenza. Ogni giorno se ne scopre una nuova – sbotta Erasmo Manuelli – Ma come è possibile rendersi conto all’improvviso del cedimento della strada? Non vedere uno scalino di più di 50 centimetri?». Va anche detto come al dislivello di 50 centimetri si è arrivati anche a causa di un cedimento costante della strada, quantificabile in almeno 10-15 centimetri. «Era visibile. Lentamente quanto implacabilmente, quel punto della strada, ma non solo, si è progressivamente abbassato – interviene Gianni Grammatica – Un cedimento continuo che ha creato e creerà ulteriori problemi». E i cittadini non hanno neanche più voglia di parlare della situazione esistente. «Ho adottato un sistema: faccio finta di niente. Passo e non guardo – dice Bruno Albonico in mezzo a piazza Cavour – Almeno fino a quando non ci sarà qualcuno competente e in grado di risolvere un problema che si è ingigantito anno dopo anno. Una situazione che ha travolto tutto e tutti e ha rovinato la parte più bella della città». Fabrizio Barabesi