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Regione, i venti di crisi mettono a rischio le paratie

Venerdì 12 Ottobre 2012 Il Pirellone ha promesso 5 milioni e supporto tecnico. Ma il voto cambierebbe tutto I venti di crisi che spirano sulla Regione Lombardia (sebbene le ultime notizie milanesi diano come molto probabile la formazione di una nuova giunta con meno assessori da parte del presidente Roberto Formigoni) potrebbero avere conseguenze politiche pesantissime sul cantiere delle paratie. Un’opera sulla quale la Regione è impegnata direttamente e in modo massiccio (il Pirellone ha finanziato quasi per intero l’opera da 15 milioni, ha appena sborsato i 2,1 milioni necessari alle modifiche progettuali post-muro e ha collaborato direttamente alla stesura delle varianti). Diverse le incognite che un’eventuale ritorno alle urne, con conseguente vuoto di potere politico per mesi, si farebbero incombenti sul cantiere-calvario. Innanzitutto il Comune resterebbe senza interlocutore per il nodo dei 2,8 milioni da versare all’azienda che ha vinto l’appalto per le paratie, la veneziana Sacaim, che attende dall’amministrazione comasca il risarcimento per i troppi stop al cantiere. Il punto è che se da un lato è vero che il Pirellone ha già ufficialmente messo nero su bianco che quei soldi non saranno mai versati a Palazzo Cernezzi, è altrettanto sicuro che la trattativa su questo punto non è mai morta del tutto. Ma soprattutto, il Pirellone – nel negare i 2,8 milioni – ha comunque promesso altrettanto ufficialmente ben 5 milioni di euro per la prosecuzione dei lavori sul lungolago. Una cifra che potrebbe essere essenziale per la ripresa dei lavori e che, inevitabilmente, senza una giunta regionale insediata, e soprattutto con le incertezze legate all’esito di nuove elezioni, tornerebbe fatalmente in discussione. Così come il futuro stesso dell’opera. Ma non è finita qui. Anche sotto il profilo tecnico, questi sono giorni molto importanti sull’asse Como-Milano. Il sindaco lariano Mario Lucini, infatti, ha appena ribadito (corroborato da uno studio del Politecnico) di voler cambiare il progetto originario del lungolago, evitando la costruzione delle paratie. E pur essendo una simile scelta prettamente tecnica, sarebbe pura fantasia immaginare che una modifica così radicale al progetto originario possa prescindere da un indirizzo politico in merito. Se non altro perché l’investimento economico del Pirellone sul cantiere comasco è stato giustificato proprio con la peculiarità dell’intervento. E in caso di stravolgimento bisognerebbe spiegare con precisione assoluta, esaustiva e convincente, magari pure alla Corte dei Conti, come mai un simile investimento di denaro pubblico sia stato centrato su un’opera stravolta in seguito. Insomma, al di là di ogni logica politica, per il cantiere delle paratie, in questa fase, servirebbe tutto tranne che una crisi della giunta regionale. Emanuele Caso

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