Politeama, quel sogno condiviso da Brera e Mendrisio

Domenica 30 Settembre 2012 Nel progetto di restauro come “laboratorio” d’alta formazione c’era anche il Politecnico Ora che il Comune (proprietario di maggioranza) ha chiarito che la proprietà rimarrà pubblica, ci sono ancora i margini operativi concreti e realistici per riconquistare l’uso funzionale del Politeama di piazza Cacciatori delle Alpi a Como? Sì, ma lo storico cineteatro inaugurato 102 anni or sono merita un lavoro concertato. Altrimenti, meglio attendere tempi migliori. Ne è convinta l’architetto Donatella Cervi, autrice di vari interventi di recupero su beni storici (tra cui quello del battello “Bisbino”), che ha coordinato nel 2008 un progetto per il recupero del Politeama che avrebbe sviluppato, in collaborazione con il Politecnico di Milano, un “cantiere – laboratorio” coinvolgendo il tessuto economico locale. In particolare oltre al recupero del bene architettonico in quanto tale si era ipotizzato il recupero del teatro come laboratorio permanente di artigianato artistico (restauro mobili e arredi nonché il recupero di tessuti per l’arredamento, sipario e siparietto) e come laboratorio di arte e mestieri finalizzato all’attrezzistica di scena, seguendo le orme del movimento artistico tardo ottocentesco “Arts and Crafts Movement” ideato da John Ruskin. Ma non solo. Si era anche pensato di creare un “Centro di Eccellenza” a livello universitario non fine a se stesso, anzi capace di porsi in rapporto dialettico con le altre università locali. Il motore di questa iniziativa sarebbe stato l’ente Univercomo in partnership con l’Accademia di Belle Arti di Brera (che all’epoca aveva sete di spazi, ora solo sulla carta appagata dall’ipotesi della “grande Brera” milanese) e con l’Accademia di Architettura di Mendrisio. Il tutto anche per costituire una vera “casa della cultura” come memoria storica del mondo del teatro lariano e anche con uno spazio incontri attivo nell’ottica dei “caffè letterari” storici per rievocare l’atmosfera della Belle Epoque in cui il Politeama ha le sue radici storiche e stilistiche. Sarebbe insomma stato un unicum sul versante della formazione e una rivoluzione concettuale per una Como che nella cultura ha la tendenza a lavorare senza spirito di gruppo. Il tutto sarebbe costato 1.500.000 euro. «Sarebbe stato un esempio virtuoso abbastanza unico per Como – commenta, quasi 5 anni dopo, l’architetto Cervi – il cui spirito sperimentale è tuttora a mio avviso del tutto valido, a condizione che ci siano partner capaci di lavorare a più mani per un bene comune. La nostra idea era lavorare molto sulle arti applicate, valorizzando le risorse del territorio come i saperi propri del comparto del legno-arredo. Cosa c’è di più comasco di questo? Peraltro, lo spirito con cui il Politeama è stato pensato e costruito dall’architetto Frigerio non va smarrito né snaturato: è un edificio fantastico, che non può perdere di vista la propria funzione culturale. Concordo in questo con quanto ha dichiarato al “Corriere di Como” nei giorni scorsi il soprintendente ai beni architettonici della Lombardia Alberto Artioli. Piuttosto teniamolo vuoto e inattivo, in attesa di momenti migliori». Lorenzo Morandotti