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«Traffico e smog rovinano la salute. Ma non serve fare altre strade»

Sabato 29 Settembre 2012 L’ecologista Elisabetta Patelli: «A Como aria sempre peggiore» La viabilità vista dagli ambientalisti, o meglio dalla “regina” degli ambientalisti lariani, Elisabetta Patelli, responsabile regionale dei Verdi, ha tutte le sembianze di un disastro (ambientale, ovviamente). Senza sconti per nessuno. Elisabetta Patelli, davvero il quadro per quanto riguarda traffico e inquinamento a Como è così nero? «Sfido chiunque a dimostrare che su questi temi si sia registrato qualche miglioramento negli ultimi anni. Le cose continuano a peggiorare e lo vediamo sia a livello di congestione del traffico, sia nella sempre più affannosa ricerca di parcheggio in città e naturalmente sulla qualità dell’aria, sempre più avvelenata». E ha individuato i motivi di questo precipizio? «Il principale è che da troppo tempo non si fanno scelte strutturali, che vadano a colpire i problemi alla radice. Soprattutto sulla viabilità, sono mancate decisioni anche faticose e per certi versi impopolari, ma radicali, che possano cambiare lo stato di fatto. Non si sono mai viste e continuano a non vedersi». Almeno a livello di infrastrutture, però, sta arrivando il primo lotto della Tangenziale di Como. Non potrebbe aiutare a decongestionare un po’ la città portando anche benefici ambientali? «Siamo alle solite: anche a Como siamo preda della logica per cui costruire nuove strade risolve ogni problema. La realtà è esattamente opposta: non ricordo una sola tangenziale che abbia portato reali benefici a città e cittadini. O meglio: benissimo le nuove strade che drenano dai grandi centri urbani il traffico, ma la tangenziale di Como, che sarà realizzata soltanto a metà e finirà nei campi, di sicuro non assolverà quel compito». Criticare l’esistente, però, è semplice. Quali proposte radicali farebbe lei, se governasse Como? «Applicherei davvero la politica che tutti invocano ma che nessuno applica: fermerei il più possibile le auto alle porte della città, nei parcheggi di corona che già in buona parte esistono, e sperimenterei subito un sistema di navette veloci dirette in città». Lei disse di essere pronta anche a “costringere” gli automobilisti a lasciare l’auto fuori dal centro. Ne è ancora convinta? «Sì, ne sono convinta. Naturalmente non sempre e a qualunque condizione. Cominciando, magari, da qualche esperimento. Ma queste sono le scelte coraggiose di cui parlavo e che bisogna avere il coraggio di provare. Con l’adeguata informazione sugli obiettivi e coinvolgendo il più possibile la popolazione, sono sicura che potrebbe funzionare». Anche sul fronte della lotta all’inquinamento siamo all’anno zero a Como? «Siamo soffocati dal traffico ogni giorno, lo sperimentiamo tutti. E questo provoca problemi respiratori sempre più frequenti ai bambini in particolare. Non bisogna mai dimenticare che il traffico è responsabile al 77% della formazione di Pm10 nell’aria. E che in particolare i diesel sono fortemente nocivi per la salute umana. Se calcoliamo che Como è la seconda città in Lombardia per numero di auto ogni 100 abitanti, visto i miei dati dicono che Varese ne conta 63 mentre il capoluogo lariano 62, è evidente la dimensione del problema. Ma anche quest’anno, ci si lamenterà fino a marzo, poi non accadrà nulla». Si arriverà anche quest’inverno a discutere di targhe alterne o blocchi del traffico. Cosa pensa di questi provvedimenti? «Sono tamponi, e in quanto tali non spostano di nulla la sostanza del problema. È come quando si apre per un attimo la finestra in un locale pieno di fumatori. C’è un minimo beneficio momentaneo, ma le cose non cambiano. Detto questo, una domenica a piedi può essere sempre piacevole e portare a riscoprire la propria città. Ma se davvero si volesse incidere, si dovrebbe fare come ho visto personalmente in Germania: blocco totale e assoluto ovunque, non solo sul girone, lasciando circolare chiunque in tutto il resto della città». Ma se fosse al governo di Como e dovesse prendere un primo provvedimento non epocale, cosa farebbe? «Punterei a far aprire un distributore di Gpl e metano. È assurdo che con l’inquinamento che registriamo e con l’incremento di richiesta dei veicoli ecologici, un capoluogo come Como ne sia privo». Domanda finale d’obbligo: ma perché, se le vostre posizioni sono così avanzate, il consenso popolare al momento delle prove elettorali rimane modesto? «Perché si verifica spesso una cosa: la gente apprezza davvero e sostiene le tue idee, ma poi al momento del voto i temi ecologici ancora non sono avvertiti appieno nella loro importanza fondamentale. E le preferenze vanno ad altri, per i meccanismi del voto utile tra i partiti più grandi. Ma la sensibilità ambientale dei cittadini cresce e crescerà. E alla fine saremo premiati». Emanuele Caso

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